Tamir Pardo, già direttore del Mossad, l'agenzia di spionaggio di Israele, pochi giorni fa nel corso di una trasmissione televisiva ha rivelato che Benjamin Netanyahu nel 2011 ordinò ai vertici delle forze armate di prepararsi a un attacco contro l'Iran.

Prima che fosse troppo tardi

La richiesta del primo ministro venne in un momento di forte preoccupazione, sua e del suo ministro della difesa Ehud Barak, riguardo alla possibilità di poter colpire gli impianti collegati al programma nucleare iraniano. Il timore era che, se si fosse aspettato ancora, gli Ayatollah avrebbero rafforzato le difese e ogni tentativo di bombardamento si sarebbe rivelato inutile.

Non è certo un mistero che per Israele un Iran dotato della bomba atomica equivale a una minaccia alla sua stessa esistenza.

Pardo, in particolare, ha raccontato che Netanyahu istruì l'allora capo di stato maggiore Benny Gantz di far sì che le forze armate potessero sferrare un attacco con un preavviso di soli quindici giorni. Secondo Pardo, si trattava di un ordine gravido di enormi implicazioni, la principale delle quali, ovvia, era che poteva scoppiare una guerra con l'Iran.

Il pensiero di dover preparare il Paese a una guerra lo indusse a considerare l'ipotesi delle dimissioni.

Un segnale per qualcuno?

“Se uno compie un passo del genere – ha spiegato – può essere per due motivi. Uno è che voglia davvero attaccare, l'altro è che invece voglia mandare un segnale a qualcuno”.

Chi possa essere questo qualcuno, è presto detto: gli Stati Uniti.

“Era possibile che qualcuno negli Stati Uniti ne venisse a conoscenza in un modo o nell'altro e che questo lo spronasse a fare qualcosa”, ha detto Pardo.

Dubbi angosciosi

Di fronte a una richiesta così inquietante, il capo del Mossad si chiese se il primo ministro avesse l'autorità di ordinare misure che potevano condurre alla guerra e cominciò a fare delle ricerche in proposito.

Si consultò con i vecchi capi dell'organizzazione e anche con degli esperti di cose legali. “Sentii chiunque potesse aiutarmi a capire chi è autorizzato a dare istruzioni riguardo al cominciare una guerra”, ha detto nell'intervista al programma “Uvda” (“Il fatto”). Tra questi c'era anche il procuratore generale Yehudah Weinstein.

“Alla fine dei conti – ha detto Pardo – se ricevo un ordine dal primo ministro, si suppone che debba obbedire: devo essere sicuro che se, Dio non voglia, qualcosa va storto, non ho obbedito a un ordine illegale”.

In conclusione, sia Pardo che Gantz fecero obiezioni al piano di Netanyahu e il primo ministro rinunciò all'idea.