Matteo Salvini è indagato ufficialmente, insieme al suo capo di gabinetto, per i reati di sequestro di persona, abuso di ufficio e arresto illegale. La vicenda è quella della nave Diciotti della Guardia Costiera italiana, bloccata per giorni nel porto di Catania con il suo carico di circa 150 migranti eritrei per ordine del ministero dell’Interno guidato dal leader della Lega. A decidere di trasferire gli atti al Tribunale dei ministri (l’unico abilitato a svolgere azione penale contro i membri del governo) è stata la Procura di Agrigento nella persona del procuratore capo Luigi Patronaggio.

Salvini, naturalmente, non ha accolto in silenzio la notizia, peraltro attesa, ma ha immediatamente deciso di rispondere, prima attraverso la sua pagina Facebook e poi durante la festa della Lega a Pinzolo, in Trentino, dove ha ribadito di non temere le indagini e di essere risoluto a difendere i diritti di 60 milioni di italiani.

Il discorso di Salvini a Pinzolo

I migranti non erano ancora sbarcati dalla nave Diciotti nel porto di Catania quando, ieri sera, 25 agosto, Matteo Salvini è intervenuto sul palco di Pinzolo, alla festa della Lega in Trentino. Il titolare del Viminale era appena venuto a conoscenza dell’indagine per sequestro di persona aperta su di lui dalla Procura di Agrigento (atti poi trasferiti al competente Tribunale dei ministri).

“La prossima nave può fare marcia indietro - ha avvertito il capo leghista - mi possono indagare anche per questo ma il limite è stato raggiunto”. Il ministro ha poi ringraziato Albania, Irlanda e Vaticano per aver deciso di farsi carico di una quota dei 150 profughi eritrei della Diciotti. “Il governo albanese si è dimostrato migliore di quello francese - ha tuonato - grazie agli albanesi e vergogna ai francesi”.

Durissima anche la replica alla notizia di essere finito nel registro degli indagati, accusato di reati gravissimi. “È difficile fermarci - ha puntualizzato - possono arrestare me, ma non la voglia di cambiamento di 60 milioni di italiani”. Salvini considera una “vergogna” il fatto che, ad oggi, nessuno sia stato indagato per il crollo del ponte Morandi di Genova, mentre lui, che “difende i confini del Paese”, si ritrova accusato di sequestro di persona.

Il leader della Lega scatenato su Facebook

Quasi contemporaneamente il ministro dell’Interno aveva deciso di reagire utilizzando la sua bacheca Facebook, rivolgendosi direttamente al procuratore capo della città siciliana. Dopo aver provocatoriamente fornito parte dei suoi dati anagrafici, ha dichiarato di essere “fiero” di venire indagato, interrogato e arrestato perché difende “i confini e la sicurezza del mio Paese”. Il procuratore Patronaggio, insomma, è atteso “a braccia aperte”. In un successivo post, poi, Salvini ha ringraziato i suoi seguaci virtuali rilanciando l’hashtag #nessunotocchiSalvini, e ha ribadito di non aver “paura” di essere arrestato e di essere “fiero” (termine evidentemente a lui molto gradito) di battersi per “proteggere il futuro dei nostri figli”.