Nella giornata di sabato 6 ottobre c’erano almeno 4mila persone per le strade di Riace a manifestare la loro solidarietà al sindaco Domenico Lucano, posto agli arresti domiciliari perché accusato dalla procura di Locri del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Tra i presenti, uniti dagli slogan ‘Siamo tutti clandestini’ e ‘Mimmo libero’, c’era anche la parlamentare di LeU, ed ex presidente della Camera, Laura Boldrini, cittadina onoraria del piccolo Paese calabrese. La vulgata mediatica vorrebbe dipingere i cittadini riacesi come tutti uniti nel sostenere il loro primo cittadino ma, come dimostra una video intervista del 2016 (guarda qui sotto), condivisa da Matteo Salvini su Facebook, non è tutto oro quel che luccica.

Un uomo, qualificatosi con il nome di Pietro Zucco, ha raccontato la sua verità su quanto accade a Riace.

‘Nella cooperativa lavorano solo immigrati’

“Ma questi immigrati lavorano qua?”, domanda il giornalista dell’emittente locale online CalabriaMagnificaTv ad alcuni avventori di un bar di Riace che stanno comodamente seduti a sorseggiare una birra. “Si, alcuni lavorano - risponde subito un uomo di mezza età con folti baffi bianchi e tipico accento reggino - però alcuni di noi siamo disoccupati, ma nella cooperativa che si occupa della raccolta della spazzatura lavorano solo immigrati. Mi domando perché”. Forse perché, spiega, “a noi se ci assumono ci devono dare i soldi che ci toccano” mentre a loro danno 200 euro al posto di una busta paga di 1000, 1200 o 700 euro.

Secondo il cittadino riacese “il colmo è che nel Paese della solidarietà e dell’accoglienza per il capitolo politiche sociali del Comune zero soldi. Si trovano i soldi per fiori, per tutto, ma se qualche famiglia sta male non ci sono soldi”.

Violenza a Riace negata dal sindaco: ‘Lui epura e depura’

“Addirittura?”, esclama a quel punto, sbigottito, il reporter.

“Il sindaco si è permesso di andare a Porta a Porta - riprende il suo atto di accusa il concittadino di Domenico Lucano - e mentire spudoratamente quando gli ha fatto una domanda Bruno Vespa. Dice ‘ci sono stati atti di violenza?’, risponde ‘No mai’”. E invece, prosegue, “il primo che gli immigrati hanno preso a ceffoni è stato lui.

Poi c’è stato un sequestro di persona, accoltellamenti a Riace Marina, hanno bruciato la bandiera, hanno fatto un blocco a Riace Marina. Se questa non è violenza. Però non può dire che ci sono queste cose, se no lui non appare più come il grande salvatore. Io lo chiamo il ‘Fenomeno’, il ‘Grande Padre’. Lui epura e depura. Epura tutti i ragazzi di Città Futura o di altre associazioni che lo contestano. Tutti via. E depura quando ci sono le interviste, perché quello che diciamo noi non viene mai trasmesso. Solo quello che dice lui”.

‘Saranno presi con le mani nel sacco’

“Ok, cercheremo di trasmetterlo noi su internet, siamo liberi. Quando si è liberi si ha la possibilità di dire quello che si vuole”, lo rassicura il giornalista e l’uomo, rinfrancato, riaccende una discussione che sembrava chiusa.

“Non so se è accesa, non mi interessa - sbotta riferendosi alla telecamera che ha di fronte - mi assumo la responsabilità di quello che dico. Mi chiamo Pietro Zucco io, mi assumo la responsabilità. Lei non troverà quasi nessuno che parla, solo i lecchini. Io ho lavorato per le associazioni: non sono stato pagato, non mi hanno versato i contributi, non mi hanno fatto più lavorare perché ho protestato. Ecco, questa è Riace, non è tutto un Eldorado qui. Qui è tutto un bluff, coperto da tutti quanti perché tutti i regimi hanno bisogno di miti”. “Mi sta dicendo che l’Italia è un regime?”, lo interrompe l’intervistatore, ricevendo una risposta secca e immediata. “È un regime - conferma Zucco - Allora, siccome fino ad adesso Riace è stata il fiore all’occhiello dell’Italia, non possono dire ‘No a Riace succedono queste cose’. Fin quando non saranno presi con le mani nel sacco, perché nessun impero dura quanto il mondo”.