Il giorno della decisione della Commissione Europea sulla manovra economica giallo-verde è arrivato. Dopo un lungo tira e molla tra Roma e Bruxelles oggi si tireranno le somme di mesi di accuse e minacce da entrambe le parti, con esito già scritto: la manovra italiana sarà bocciata, ma con possibilità di appello fino al 22 gennaio quando si riunirà l'Ecofin e lì saranno deliberate eventuali sanzioni, se la stessa manovra non sarà cambiata nei suoi punti cardine. Cosa che è sempre stata confermata dalla compagine di governo.

La Commissione Europea sceglierà per la prima volta la strada della bocciatura

L'Italia sarà il primo Stato dell'Unione Europea a testare quelle che sono le sanzioni che saranno decise il 22 gennaio 2019 dall'Ecofin. Si va da una multa fino al blocco dei Fondi Strutturali, bisogna tenere presente che questi soldi sono fondamentali se consideriamo che è cosi che viene cofinanziata la TAV.

Ma perché l'Unione Europea vuole imboccare questa strada? L'Europa è composta ora da 19 Paesi membri e tutti gli altri 18 sono contro la manovra italiana, in quanto è fatta quasi interamente in deficit in primis, in secundis perché non erano questi gli accordi che il precedente governo aveva preso con Bruxelles.

Il governo Gentiloni infatti stabilì per la manovra 2019 un deficit pari all'1,6%, insomma una cifra ben lontana da quella che ha deciso di mettere in campo il governo guidato da Giuseppe Conte. Per il ministro dell'economia Giovanni Tria sono ore di ansia, è ben conscio infatti di quelli che sono i rischi che corre il Paese in una situazione del genere.

Il problema spread ed il BTP Italia

Segnali di sfiducia molto forti provengono poi dai mercati. Ieri la Borsa milanese è stata la peggiore chiudendo con quasi il meno 2% e con lo spread che ha sfiorato per la prima volta dal 2012 quota 340, per poi ripiegare appena sotto i 330 punti base, con il tasso di interesse sul debito da ripagare che vola oltre il 3% rispetto all'omonimo tedesco.

Da tenere presente inoltre che lo spread a marzo era a quota 153. Ulteriori nubi che si addensano sui conti pubblici sono inoltre le scarse vendite del nuovo BTP Italia, un nuovo titolo a 4 anni con tasso di interesse agganciato all'inflazione. Nell'ultima asta ne sono stati piazzati appena 480 milioni di euro, un magro risultato rispetto all'asset di due miliardi che invece è stato messo in vendita certificando la sfiducia attuale degli investitori nell'Italia.