Caracas, Venezuela. In uno scenario di scontri, violenze, caos e repressioni, migliaia di persone scendono in piazza per protesta e chiedono la fine del governo del presidente Maduro. Il Paese è in una crisi profonda e la responsabilità viene attribuita al presidente in carica. La gente (non tutta) appoggia così il leader dell'opposizione, Juan Guaidò, che si autoproclama presidente ad interim, in attesa di nuove elezioni. Lo scontro è acceso, il Paese si ritrova diviso politicamente, con due presidenti in carica, e militarmente, con l'esercito allo sbaraglio chiamato da entrambe le parti all'intervento.

Anche il mondo si divide

Non solo il Venezuela, anche il resto del mondo è spaccato in due. Così alle Nazioni Unite lo schieramento è chiaro ed esplicito. Francia, Spagna e Germania minacciano Maduro con un ultimatum: dovrà convocare le elezioni entro otto giorni o riconosceranno Guaidò come legittimo presidente. D'altra parte, la medesima posizione è stata assunta anche dagli stati Uniti d'America di Trump, che hanno riconosciuto il leader dell'opposizione come legittimo presidente, ritenendo Guaidò espressione di un popolo sofferente e allo stremo e, dunque, espressione della volontà della gente e difensore della democrazia. Il presidente USA ha infatti dichiarato che "il popolo del Venezuela ha con coraggio fatto sentire la propria voce contro Maduro e il suo regime e ha chiesto libertà e rispetto per la legge".

Anche Perù, Ecuador, Costa Rica, Argentina, Colombia, Paraguay, Messico e Canada si schierano dalla parte del leader dell'opposizione. In difesa di Maduro vi sono invece Bolivia, Nicaragua, Cuba, ma soprattutto la Russia, che ha accusato il presidente americano di intromissione nelle politiche venezuelane, non rispettando la sovranità del Venezuela.

La posizione dell'Italia

L'Italia, in conformità con quanto dichiarato dagli altri Stati europei, si schiera dalla parte della 'democrazia' e quindi del popolo venezuelano. La speranza è quella di porre fine alla violenza, ma soprattutto alla sofferenza di un popolo piegato dalla fame e dalla crisi, garantendo elezioni libere e il rispetto della democrazia.

Dalla Farnesina il messaggio è chiaro: "Ci riconosciamo pienamente nella dichiarazione comune che gli Stati membri dell’Unione europea hanno diffuso oggi sulla situazione in Venezuela". Insomma, in attesa di capire come si evolverà la situazione, non solo il Venezuela, ma anche il mondo intero è nettamente diviso in due parti.