Quota 100 - ovvero la maturazione di 62 anni di età e 38 di contributi per andare in pensione - sarà assieme al reddito di cittadinanza, al centro di un unico decreto posto in votazione nella seduta del Consiglio dei Ministri di lunedì 7 gennaio 2019.

Grande attesa per un provvedimento che punta a superare i paletti della Legge Fornero e ad anticipare i termini per il pensionamento di una platea calcolata attorno ai 430mila lavoratori. Si tratta, al momento, di una sperimentazione su base triennale.

Quota 100 quando parte

Stando all'ultima bozza di decreto resa nota e datata 4 gennaio 2019, i lavoratori che hanno maturato i requisiti previsti dalla cosiddetta 'quota 100' entro il 31 dicembre 2018, dovrebbero poter andare in pensione a partire dal 1°aprile 2019.

Mentre per coloro che hanno raggiunto, o raggiungeranno la soglia minima prevista dal 1°gennaio 2019, il diritto alla pensione scatterà tre mesi dopo l'effettiva maturazione.

Quota 100 per i lavoratori del pubblico impiego scatterà invece dal 1° luglio per coloro che, fra questi ultimi, avranno raggiunto i requisiti entro il 31 marzo di quest'anno, mentre, per tutti gli altri dipendenti pubblici che matureranno i parametri richiesti dal 1° aprile 2019, la pensione arriverà solo sei mesi dopo dalla data di effettivo raggiungimento. Gli impiegati pubblici inoltre, se vorranno usufruire di quota 100, dovranno inoltrare la relativa domanda di pensionamento sei mesi prima dalla maturazione del relativo diritto.

Quota 100: i paletti

Per i lavoratori che sceglieranno di andare in pensione utilizzando i benefici offerti dal decreto, sono previste però delle limitazioni.

In primo luogo il reddito da pensione non potrà essere cumulato con eventuali redditi superiori ai 5mila euro annui. È un limite, questo, che potrebbe rendere meno appetibile l'uscita dal mondo del lavoro dipendente per tutti coloro che, una volta in pensione, hanno già programmato di svolgere attività e collaborazioni professionali retribuite.

Altro elemento che potrebbe scoraggiare il pensionamento è di natura quantitativa. Gli uffici del Ministero infatti, hanno calcolato che chi andrà in pensione utilizzando quota 100, riceverà mediamente un assegno minore rispetto a quello che avrebbe se attendesse gli attuali termini previsti dalla legge. Non si tratta di una penalizzazione ma semplicemente di un calcolo effettuato sulla base dei minori anni di contributi che verrebbero versati, chiaramente, dalla maggiore durata del trattamento previdenziale erogato.