Poliziotti in divisa intenti a firmare la petizione pro Salvini in piazza Arringo, ad Ascoli Piceno. La scena è stata immortalata da una foto pubblicata su instagram, e ora è stata aperta un'inchiesta. I due uomini sono stati colti nell'azione di firmare una petizione in favore del ministro dell'interno, cosa vietata per i pubblici ufficiali in servizio, in quanto è severamente proibito esprimere la propria opinione Politica in divisa. La questura di Ascoli Piceno ha aperto "un'inchiesta amministrativa per l'accertamento dei fatti". Il responsabile della Lega nelle Marche, Paolo Arrigoni, aveva pubblicato con orgoglio la foto sui social, ma la mossa si è rivelata sbagliata: tra le varie foto, infatti, figuravano anche i due poliziotti in divisa.

Sono iniziate le polemiche da parte del mondo social, e i commenti non si sono fermati al singolo episodio ma si sono allargati, fino a coinvolgere l'intero corpo di Polizia. In un primo momento la foto era a volto scoperto, poi il senatore ha deciso di eliminarla e di pubblicarla una seconda volta con i volti oscurati.

La reazione del senatore della Lega Nord

Arrigoni ha ribattuto marcando la vicinanza e la solidarietà tra la Lega di Salvini e gli uomini e le donne delle forze dell'ordine: "...è solo motivo di orgoglio vedere che quella stima è ricambiata, vedere che gli agenti si mobilitano per un ministro che finalmente garantisce la loro sicurezza e la possibilità di svolgere nel migliore dei modi il loro lavoro" queste le parole del senatore.

La replica di Salvini

La reazione di Salvini non si è lasciata attendere: ha definito tutto ciò surreale, ritenendo assurdo lasciar spazio a polemiche di questo tipo contro coloro che difendono la sicurezza dei cittadini italiani. Ricordiamo che proprio Salvini, qualche giorno prima, era entrato alla Camera con la divisa della polizia.

LeU e Possibile: 'Foto da regime autoritario'

Su queste vicenda si è espresso anche il capogruppo di Liberi e Uguali, Federico Fornaro, che ha posto l'accento sul fatto che siamo in Italia, e non in una nazione retta da una regime autoritario. Simile l'intervento sulla vicenda di Beatrice Brignone, segretaria di Possibile, e Andrea Maestri della Segreteria Nazionale, che si è espresso in questi termini: "Non ci sono altre parole, è una foto da Paese autoritario". I due sperano che un'inchiesta getti maggior chiarezza sull'episodio.