In Tripolitania giace il 70% dell'interesse economico e del petrolio italiano targato Eni, ai quali si aggiunge il gasdotto Green Stream, destinato a coprire una parte delle nostre forniture. Tutto questo è palesemente messo a rischio, a causa dalla volontà del generale Haftar che ha deciso di avanzare verso Tripoli alla conquista definitiva della Libia.
Caos libico
La Libia è nel caos, dal 2011, da quando gli stati dell'alleanza bombardarono Gheddafi. Il caos in Libia è da allora continuato fino ai giorni nostri, e a nulla è servito mettere al capezzale il segretario generale dell'Onu, né tantomeno l'operato dell'attuale governo in carica di Fayez Serraj.
Eppure è il governo di quest'ultimo quello che l'Italia ha scelto di appoggiare e che ora è sotto seria minaccia dagli uomini del generale Khalifa Haftar, uomo di forte rilevanza militare con cittadinanza americana. Quanto la minaccia sia seria si intuisce dal commento di un portavoce dell'Unione Europea che ha dichiarato:"Siamo profondamente preoccupati dall'escalation militare e retorica in corso in Libia, che rischia seriamente di portare ad uno scontro incontrollabile. Chiediamo a tutte le parti di allentare la tensione e cessare tutte le provocazioni". Per quanto riguarda le parti in gioco e le dinamiche dello scontro, la Commissione aggiunge: "Come detto più volte, non ci può essere una soluzione militare alla crisi libica, i politici devono agire in modo responsabile e mettere l'interesse nazionale per primo".
Politiche estere da rifare
L'Italia si ritrova ad appoggiare il governo libico in carica con Turchia, Qatar e Fratelli musulmani. Di recente avevamo inviato in Libia anche il nostro ambasciatore Giuseppe Grimaldi Buccino, che era stato ricevuto dal generale solo dopo tre giorni dal suo arrivo: un evidente segnale della poca considerazione che ci riservano all'estero, della debolezza delle nostre politiche estere, nonostante l'esplicita indole sovranista del nostro attuale governo.
Alleato di Francia, Russia e Egitto, il generale Haftar ha avanzato fino alla Libia. Un'avanzata per nulla sconosciuta, nonostante il silenzio delle forze di governo e opposizione. L'Italia non ha teso l'orecchio verso la Russia, quando quest'ultima si è offerta di mediare per loro con il generale Haftar. Diversa invece è stata la strategia della Francia, che aveva mandato il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian a tenere un lungo colloquio col generale Haftar, oltre a preoccuparsi di non trascurare i rapporti con il clan di Gheddafi e il figlio del Colonnello Saif Islam.
Pronti allo scontro
Le due autorità libiche - il Gna stabilità a fine 2015 in virtù di un accordo patrocinato dall'Onu e basato a Tripoli; e quella stabilita nell'est e controllata dall'esercito nazionale di Haftar - sono dunque pronte a scontrarsi. Da Tripoli intanto si preparano a contrastare l'offensiva del generale. Diversi potenti gruppi armati di Misurata hanno fatto sapere di esser pronti a scendere in battaglia per fermare "questo ribelle". Addirittura, questi gruppi avrebbero dichiarato che se il premier Fayez Serray non dovrebbe dare l'ordine di combattere, potrebbe persino essere sospettato lui stesso di complicità. Venti di guerra dunque, che anticipano una conferenza internazionale sotto l'egidia dell'Onu, in programma per il 14 e il 16 Aprile.
Nella quale si voleva cercare una soluzione per far uscire il paese dall'impasse.
Appello a Conte
Intanto si fanno sentire le opposizioni, in particolare il capogruppo Pd degli affari esteri Lia Quartapelle, che si rivolge così al presidente del consiglio Giuseppe Conte: "Le truppe del generale Haftar sono a 100 km da Tripoli, una avanzata inaspettata e più veloce del previsto. Il Partito Democratico chiede che il presidente del Consiglio Conte venga in aula a riferire. Quartapelle inoltre menziona l'intervento del presidente Conte a Palermo nel Novembre scorso, in cui quest'ultimo dichiarava che avrebbe tentato una mediazione tra Haftar e Serray. Avvenimento che Quartapelle commenta così: "Se i risultati sono questi, ovvero una avanzata molto rapida delle truppe del generale Haftar alla conquista di Tripoli, mi chiedo - ha concluso Quartapelle - di che cosa abbia parlato il presidente del Consiglio al vertice Palermo".