Il gesto del cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di papa Francesco in Vaticano, che ha deciso di recarsi personalmente nello stabile occupato di via Santa Croce in Gerusalemme a Roma, allo scopo di riattaccare la corrente elettrica, sta scatenando un vespaio di polemiche. Anche il conduttore di Quarta Repubblica, Nicola Porro, ha scelto di discutere della questione, invitando negli studi di Rete 4 il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, il regista e produttore Gaetano Di Vaio, oltre ai giornalisti Mario Giordano e Piero Sansonetti.

In collegamento video anche il criminologo Alessandro Meluzzi. Logico che, con tante primedonne in scena, tutte con idee distanti tra loro, dovesse scatenarsi il putiferio. A fare notizia, però, è la proposta rilanciata da Meluzzi, il quale ha proposto di “espropriare i beni immobili della Chiesa”, come fece Urbano Rattazzi nel 1965 all’epoca dell’Italia liberale e anti papalina.

La proposta di Alessandro Meluzzi: ‘Dobbiamo espropriare come fece Rattazzi nel 1865’

“L’ho già detto una volta, credo che noi non dobbiamo sovraccaricare le periferie dove le persone sono già in sofferenza e in fatica”, inizia a spiegare alessandro meluzzi, subito interrotto da Gaetano Di Vaio che lo invita a non “fomentare la gente” come nel caso della rivolta anti rom a Casal Bruciato.

“Mi permette di parlare? - lo zittisce però il criminologo prima di riprendere il filo del discorso - Intanto potremmo trovare dei luoghi più ameni. I Parioli per esempio. Faccio un esempio concreto. Il patrimonio immobiliare del Vaticano gestito dall’Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica) è immenso. Si dice, ragionevolmente, tra il 40 e il 50% del patrimonio edilizio di Roma e il 20% di quello italiano.

Siccome c’è un’emergenza casa in Italia - che riguarda non soltanto i rom, ma anche i pensionati, i poveri, le giovani coppie disoccupate - noi abbiamo un modello storico straordinario che è la legge Rattazzi, voluta dai garibaldini e dai mazziniani nel 1865, anche per finanziare la Terza Guerra di Indipendenza, con cui lo Stato italiano fece un sacrosanto esproprio dei beni immobiliari della Chiesa, cominciando dai conventi”.

Lo scontro con Gaetano Di Vaio: ‘Meluzzi populista come Salvini e la destra’

“Se noi facessimo questo, è una cosa di cui parlò persino Pannella qualche tempo fa, noi avremmo risolto tutti i problemi - prosegue a parlare Alessandro Meluzzi - Allora, avremmo risolto il problema del cardinale Krajewski che, invece di calarsi nella botola, può mettere a disposizione i suoi attici o l’immenso patrimonio della Chiesa affittato lussuosamente anche a 40 euro al giorno per gli ospitati, anche migranti.

Quindi parliamo di un business colossale. Cominciamo a fare l’esproprio dei beni della Chiesa e avremo cominciato a risolvere i problemi. Dopodiché io capisco tutto: ci sono i rom, ci sono i nigeriani, i cinesi, ci sono tutti.

È sufficiente cominciare ad espropriare i beni della Chiesa cattolica, che sono immensi e su cui non pagano neanche l’Ici, e questa è una vergogna di fronte ad un Paese povero e pieno di debiti. Cominci la Chiesa a mettere a disposizione i suoi beni attraverso anche una apposita legge di esproprio già fatta da Rattazzi”. Il regista napoletano a quel punto sbotta, accusandolo di populismo e di parlare come Salvini, Di Maio e “la destra fondamentalmente”.