Mario Monti, negli occhi di Lega e Movimento Cinque Stelle, è una sorta di spauracchio. Il Professore viene visto come l'icona di un esecutivo tecnico, asservito all'Europa e incapace di evitare aumenti della tassazione sul popolo italiano. Lui, però, rivendica quella fase da premier come un'epoca fondamentale per il salvataggio dell'Italia e non ha mai negato la sua concezione europeista del presente e del futuro. Quando, però, mancano pochi giorni al rinnovo del Parlamento di Bruxelles, trova il modo di sottolineare come l'eventuale affermazione delle correnti sovraniste, la Lega in Italia ad esempio, nella prossima tornata elettorale rischia di mettere a repentaglio non solo il concetto di Unione Europea, ma addirittura anche la pace.
Ne ha parlato nell'ambito della presentazione del libro di David Parenzo: 'I falsari'.
Il sovranismo è un rischio per Monti
In molti ricorderanno come l'avvento della Lega al governo rappresentasse, soprattutto per i mercati, un segnale di euroscetticismo da parte dell'Italia. Nelle idee di monti la possibilità che tanti partiti sovranisti possano acquisire consenso all'interno del Parlamento Europeo potrebbe determinare una vera e propria rivoluzione nel nuovo concetto di Europa. La vittoria dei sovranisti, secondo l'ex premier, avrebbe come conseguenza la riduzione e la centralità dell'Unione Europa. Secondo il Professore, infatti, la legittimazione dei sovranisti porterà alla distruzione del ruolo coagulante dell'Unione Europea e probabilmente al ritorno alla "guerra" nel vecchio Continente.
Per Monti la bandiera europea potrebbe metaforicamente essere soppiantata dalla necessità di issare tante bandiere di ciascuna nazione, con uno scopo che rischia di essere preciso:"Avranno lo scopo avute in millenni di storia, rivolgendosi una contro l'altra. Gli odi che stanno rinascendo tra paesi sono un humus molto favorevole.
Considero questo scenario disastroso e non va escluso dalle ipotesi".
Italia emarginata nell'ipotesi di scarso successo del sovranismo
Mario Monti, nel corso della sua discussione, non lesina frecciate a Salvini. In un passaggio preferisce non citarne il nome per evitare di fargli pubblicità, rimproverando gli altri partecipanti al dibattito di averlo citato troppo spesso.
Nello senario numero due, proprio il governo di cui fa parte Salvini, rischia di dovere fare i conti con un'altra eventualità: ossia l'isolamento che potrebbe derivare da uno scarso successo del sovranismo negli altri paesi europei. Un'ipotesi che, a quel punto, rappresenterebbe un problema soprattutto per il Bel Paese.