Per una volta è Mario Monti a scagliarsi contro qualcuno in aula del Parlamento. Si, perché l'ex premier non ha usato giri di parole per manifestare il proprio dissenso nei confronti delle politiche messe in atto dal governo presieduto da Giuseppe Conte. Non è la prima volta che il professore esprime a chiare lettere di essere su una lunghezza d'onda assai diversa rispetta a quella di Lega e Movimento Cinque Stelle. In occasione del suo intervento a Palazzo Madama ha inteso porre l'accento su una politica che, ad oggi, potrebbe mettere il Bel Paese in difficoltà per via di un isolamento che si sta facendo via via sempre più definito, a causa del modo di approcciarsi verso l'esterno da parte dell'esecutivo.

Inevitabile, perciò, che ad essere additato delle maggiori colpe sia stato proprio Giuseppe Conte.

Mario Monti è da sempre stato un europeista convinto. In molti, tra cui proprio Salvini e Di Maio, lo hanno accusato di avere utilizzato, durante il suo governo, una politica troppo sensibile alle richieste di Bruxelles e assai meno a quelle che erano le esigenze degli italiani. Non a caso sia Lega che Movimento Cinque Stelle, ad esempio, hanno fatto la guerra alla riforma Fornero, entrata in vigore proprio in quell'ormai famigerato periodo di governo tecnico improntato sull'austerity e sull'innalzamento dei tributi per arginare gli effetti della crisi.

Il suo punto di vista nei confronti dell'unione continentale è rimasto di profonda convinzione del fatto che il futuro richieda un'Europa unita.

Non a caso tra le accuse mosse in Parlamento a Giuseppe Conte, rispetto alla direzione politica intrapresa dall'Italia sotto la sua leadership, se ne rileva subito una ben chiara e riferita proprio alla questione, sottolineando come negli ultimi giorni sia emerso "il preoccupante isolamento dell'Italia in Europa ed ha posto le premesse del suo perdurare".

Mario Monti chiarisce le sue idee

Uno scenario determinato dalle scelte degli italiani sulle quali Monti, come membro del Parlamento, ha inteso definire "sovrane" e sulle quali nulla può essere detto, ma non solo. A suo avviso avrebbero giocato un ruolo determinante le politiche dell'esecutivo. "Il raccolto - incalza - mietuto dal governo in Europa dopo un anno di politica economica estera ed europea caratterizzata da cacofonia, aggressività e impotenza è imbarazzante".

Poi l'analisi passa sulla nota spada di Damocle della procedura per eccesso di debito che pende sulla testa dell'Italia: "Tutti gli stati membri dell'Eurozona, nessuno escluso, hanno condiviso l'analisi della Commissione su quel tema ed hanno invitato l'Italia a prendere le misure necessarie".