Dopo la senatrice Silvia Vono, passata dal M5S nelle file di Italia Viva nonostante l'avvertimento di Luigi Di Maio, potrebbero esserci altri parlamentari Cinque Stelle in fuga, sia alla Camera che al Senato. Il condizionale è d'obbligo, ma quel che è certo è che i malumori non sono pochi e potrebbero dar luogo a cambi di partito. E la multa di centomila euro, prevista dal codice etico del MoVimento non sembra inteferire in questo passaggio da un partito all'altro. Dal canto suo Di Maio propone il vincolo di mandato, che però non sembra entusiasmare il Pd.

Parlamentari in fuga

Iniziano già a circolare i primi nomi dei parlamentari che potrebbero abbandonare il Movimento e a riportarle è il Sole24Ore: il nome più probabile è quello di Ugo Grassi, professore ordinario di Diritto Civile a Napoli, che alcuni giorni fa ha abbandonato l'incarico di capogruppo M5s all'interno della Commissione Affari Costituzionali. Grassi ha sofferto di più per le rigidità interne ai Cinque Stelle, e insieme ad altri settanta colleghi ha firmato un documento per chiedere un'assemblea del gruppo parlamentare del Movimento per discutere di modifiche al regolamento. Durante il governo gialloverde Grassi ha detto di aver avuto un "eccellente rapporto" con il Carroccio, ma per ora non ci sono state conferme sul suo approdo alla Lega.

Un altro membro del Senato in bilico all'interno del Movimento, sempre secondo il quotidiano economico, è Lello Ciampolillo, tecnico Telecom, spesso criticato per le sue stravaganti posizioni in merito alla cura della xylella e alla difesa dei bambini vegani: Ciampolillo fa parte di quei parlamentari che non hanno votato il decreto sicurezza, ed è stato segnalato inoltre a causa di mancate restituzioni di stipendio al M5s, cosa che riguarda anche altri politici grillini.

Nel suo futuro comunque potrebbe esserci Italia Viva. Anche alle Camera i timori non mancano, e sembrano esserci già molti scontenti pronti ad approdare al Gruppo Misto.

Vincolo di mandato

I malumori all'interno del Movimento ci sono anche tra i big e preoccupano non poco, anche per la possibile tenuta dell'esecutivo Conte, se si pensa che la fiducia al governo c'è stata solamente con 9 voti di scarto: i malumori di esponenti come Barbara Lezzi e Paola Taverna potrebbero dare dei brutti grattacapo a Luigi Di Maio.

Di Maio non nasconde la sua rabbia ed è pronto a prendere provvedimenti, affermando che porterà avanti le procedure per le sanzioni che saranno di ben centomila euro: annuncia anche che è pronto a parlarne con il Partito Democratico per porre fine "a questo mercato delle vacche" e propone di introdurre un elemento importante come il vincolo di mandato.

Questa ipotesi però non convince Andrea Marcucci, presidente dei senatori del Pd, che ha bocciato la proposta del ministro Di Maio, perché a suo avviso sarebbe non costituzionale e renderebbe i parlamentari privi di quella libertà di azione fondamentale, senza "pressioni o ricatti esterni".