La vicenda della nave Sea Watch, che nel giugno scorso aveva visto come principali protagonisti Matteo Salvini e Carola Rackete, appassionando milioni di italiani, non finisce di riservare sorprese. L’ultimo capitolo sembrava la conferma da parte della ex capitana della imbarcazione della Ong tedesca della denuncia per diffamazione ai danni del capitano della Lega. Ora, però, la notizia dell’arresto, avvenuto a Messina, di tre presunti scafisti e trafficanti di uomini, traghettati proprio dalla Sea Watch nel porto di Lampedusa, scatena nuovamente l’offensiva leghista.

Il leader Salvini si dice pronto a denunciare non solo la Rackete, ma anche quei parlamentari italiani saliti a bordo della nave Ong come Nicola Fratoianni, Matteo Orfini, Graziano Delrio e Riccardo Magi. Il deputato de La Sinistra risponde per le rime, puntando invece il dito contro l’ex Ministro dell’Interno. Il quotidiano Il Giornale, invece, cita “fonti attendibili” per accusare il successore di Salvini al Viminale, Luciana Lamorgese, di aver imposto il silenzio sulla notizia dell’arresto dei presunti aguzzini.

L’arresto dei tre ‘profughi’ della Sea Watch e l’attacco de Il Giornale contro Lamorgese

Lo scoop che riapre il caso Sea Watch porta la firma de Il Giornale, quotidiano berlusconiano diretto da Alessandro Sallusti.

La cronista Chiara Giannini riporta infatti la notizia dell’arresto di tre presunti scafisti, avvenuto a Messina da parte della Squadra Mobile di Agrigento. I tre uomini, due originari della Guinea e uno dell’Egitto, sono accusati del reato di “associazione a delinquere dedita alla gestione di un centro di prigionia illegale” in Libia.

Gli inquirenti sospettano che all’interno di quei veri e propri lager si siano consumati torture, violenze carnali, sequestri e anche omicidi. Insomma, ipotesi di reato gravissime alle quali va aggiunta la rivelazione dello stesso quotidiano che, citando non meglio precisate “fonti attendibili”, accusa il nuovo Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, di aver “chiesto di far calare il silenzio sulla notizia”.

L’offensiva di Matteo Salvini contro Carola Rackete e i parlamentari

Insomma, un mix di ingredienti esplosivo, se si aggiunge che i tre presunti aguzzini comodamente trasportati dalla Sea Watch in Italia, avrebbero incontrato persino una delegazione del Pd una volta giunti nel nostro Paese. Inevitabile dunque che Matteo Salvini dovesse partire immediatamente all’attacco. La prima vittima della sua furia è fatalmente Carola Rackete la quale “non solo ha violato le leggi italiane e speronato una motovedetta della GdF”, ma “avrebbe scaricato” a Lampedusa “tre immigrati accusati di violenze, sequestro e omicidio”. L’ira di Salvini si concentra poi sui parlamentari protagonisti delle visita sulla Sea Watch, i già citati Fratoianni, Orfini, Delrio e Magi, annunciando di essere pronto a denunciare sia loro che Carola, non senza aver preteso prima le loro scuse.

Affondo a cui ha replicato a stretto giro di posta Fratoianni: “Ci vuole denunciare? Troppi mojito agostani producono danni a lungo termine”.