Secondo il New York Times, il presidente turco Erdogan ha ambizioni che vanno al di là della conquista di parte del territorio siriano: vuole ottenere la Bomba. Durante un congresso del partito tenutosi lo scorso settembre ha dichiarato di ritenere inaccettabile che l'Occidente si opponga ad un programma nucleare turco. Secondo Erdogan tutte le grandi potenze sono dotate di quest'arma e cita l'esempio di Israele che, pur nella sua ambiguità in materia, con il possesso di queste armi spaventa i potenziali aggressori. Se fosse un discorso volto a galvanizzare l'ala più nazionalista del suo elettorato e se si trattasse di un messaggio ben preciso non è chiaro, fatto sta che non è la prima volta che Erdogan mette in discussione le restrizioni del Trattato di non proliferazione nucleare e se ottenesse la Bomba Atomica, la Turchia sarebbe il primo Paese membro della NATO ad infrangere quegli accordi e ad armarsi indipendentemente.

Oltretutto, nello sviluppo del programma nucleare, un alleato strategico sarebbe la Russia. Il Presidente Vladimir Putin, nell’aprile del 2018, si recò in Turchia per siglare un accordo per la costruzione di una centrale nucleare dal valore di 20 milioni di dollari sulla costa mediterranea - quello delle centrali nucleari è un asset molto remunerativo nel campo dell’export russo. Inoltre la Turchia importa il sistema aerei S-400 dalla Russia, a dispetto delle proteste di Washington, ponendo così il Paese (membro della NATO) in posizione di dipendenza dalla Russia nel campo tecnologico-militare. Tra i motivi delle preoccupazioni c'è anche il rischio che gli ingegnieri russi possano acquisire conoscenze sui jet americani che sono peraltro già parte dell'esercito turco.

La Turchia possiede già il potenziale per un programma nucleare: depositi nucleari, reattori di ricerca e legami con il pachistano Abdul Qadeer Khan, il più famoso trafficante nel mercato nero del nucleare. Con l’aiuto russo, come già scritto, sta realizzando la prima grande centrale per la produzione di energia elettrica. Cosa che solleva preoccupazioni perché Erdogan non ha dichiarato che uso farne delle scorie, che potrebbero essere utilizzate come carburante per le armi.

La Turchia e le testate nulceari americane

La Turchia ospita già una cinquantina di testate nucleari americane nel suo territorio. Gli Stati Uniti non le hanno mai dichiarate apertamente, fino a mercoledì scorso, quando il Presidente degli Stati Uniti ne ha confermato la presenza. Alla domanda se siano in sicurezza, Donald Trump ha risposto, “Siamo sereni, abbiamo una gran base militare là, una base militare molto potente” (presso Incirlik, nella Turchia meridionale).

Non tutti sono però così ottimisti, visto che la base è di proprietà del governo turco e se le relazioni tra le due potenze si deteriorassero, l’accesso degli statunitensi non sarebbe assicurato. La Turchia ospita armi nucleari statunitensi da una sessantina d’anni; inizialmente come deterrente nei confronti dell’Unione Sovietica, in seguito come freno alle mire nucleari turche. Freno che ora sembra non essere più sufficiente.