Mercoledì 27 novembre, presso la Camera dei Deputati, si è consumata l'ennesima bagarre, questa volta sul Mes, il Fondo salva Stati Europei.

Mentre la Camera era impegnata nell'esame del decreto sisma, il leghista Claudio Borghi, in relazione alle dichiarazioni del ministro Gualtieri in audizione sull'emendabilità del Mes, è intervenuto, accusando Conte di aver dato l'ok alla riforma del fondo salva-stati senza passare per il Parlamento, nonostante a giugno a larghissima maggioranza ci si era espressi contro il rinnovo del Trattato.

Cos'è il Meccanismo Europeo di stabilità

Il Mes detto anche Fondo Salva-Stati è una organizzazione intergovernativa dei paesi dell'Euro ed ha il compito di aiutare i paesi che sono in difficoltà economica.

L'organizzazione è gestita dai ministri delle finanze dell'area euro, dal Presidente della BCE e dal Commissario Ue agli affari economici-monetari.

Il Mes è nato in seguito alla crisi dell'area euro ed è entrato in vigore nel 2012 con un capitale effettivo di 80 miliardi. I primi sostenitori sono la Germania e la Francia, segue l'Italia con un contributo di 14 miliardi di euro.

Il Fondo Salva Stati è intervenuto nelle crisi di Grecia, Spagna, Irlanda, Portogallo e Cipro in cambio di una serie di riforme impopolari con il monitoraggio della Troika, composta dalla Commissione, Banca Centrale e Fondo Monetario Internazionale.

Cosa prevede la riforma del Mes

La discussione sulla riforma del Mes è iniziata nel 2018, quando per accontentare tutti si accolse la proposta dell'Italia, ovvero l'accesso al credito senza il bisogno di sottoscrivere delle riforme impopolari. I cosiddetti paesi ricchi ci aggiunsero un'altra condizione: per accedere al credito è necessario una lettera d'intenti ma solo per gli Stati che rispettano il Trattato di Maastricht (l'Italia non potrà utilizzare a sua vantaggio la misura).

Un altro aspetto della riforma riguarda l'istituzione di un Fondo di risoluzione unico, ovvero un fondo che sarà finanziato dalle banche europee al fine di aiutare gli istituti finanziari in difficoltà.

La terza modifica fortemente voluta dai paesi ricchi e rigoristi, e che preoccupa non poco l'opposizione di centro destra, il governatore Visco e il presidente dell'associazione bancaria italiano Antonio Patuelli, riguarda i privati che prestano i soldi al pubblico.

I privati che prestano dei soldi agli stati in crisi, attraverso l'acquisto di particolari titoli di stato, dovranno perdere una parte del proprio investimento quando si attiverà il pacchetto di aiuti. Di conseguenza i creditori chiederanno dei tassi d'interesse più alti ai paesi già indebitati come l'Italia e non solo.

Per il Ministro Gualtieri, le preoccupazioni esposte dall'opposizione e non solo, sono infondate: Gualtieri ha infatti ricordato che grazie all'Italia nella riforma è stato introdotto il "backstop", ovvero l'utilizzo di un fondo per le risoluzioni delle crisi bancarie. Inoltre, ha aggiunto che il consenso formale e definitivo del governo alla riforma non è stato ancora espresso.