In Gran Bretagna le Elezioni politiche sono stravinte dai conservatori guidati da Boris Johnson: al partito dei Tories vanno 364 seggi, molti di più dei 326 necessari per governare la nazione. Era dai tempi della Thatcher che non si assisteva ad un trionfo così schiacciante. Tramortiti i Laburisti che racimolano 203 seggi, il risultato più basso dal dopoguerra ad oggi; Jeremy Corbyn assiste attonito al tracollo del suo partito e alla sua possibile fine di capo carismatico. Gli inglesi hanno scelto la linea dura per la Brexit, dopo un tira e molla parlamentare durato tre anni e che ha sconvolto il mondo politico britannico.

Resta solo la Scozia, ora, a battersi per rimanere in Europa: qui infatti ha trionfato il partito nazionalista, oscurando la vittoria di Johnson. Nicola Sturgeon, la leader del Partito Nazionale Scozzese (SNP), ha ottenuto da sola 48 seggi su 59, segnando un risultato eclatante che le permette ora di chiedere a gran voce la secessione dal Regno Unito e il Remain all'UE.

Elezioni in Gran Bretagna, la Brexit ago della bilancia

La voce degli inglesi si è sentita forte e chiara, a tre anni dal referedum che aveva decretato un'insoddisfazione palese per l'Europa: il cavallo di battaglia dei conservatori è stato, infatti, la Brexit (parola nata dalla fusione di Britain e Exit); la nazione ha scelto di uscire dall'Unione Europea, in linea con lo splendido isolamento di storica memoria.

A ripercorre le tappe che hanno portato alla nascita dell'UE emerge che il Regno Unito si è sempre posto nei confronti dell'Europa in una posizione di grande perplessità fin dalla sua adesione alla Comunità economica europea (CEE) nel 1973. Il sogno continentale non ha mai sedotto i sudditi della regina: la riservatezza e il distacco degli inglesi hanno motivazioni geografiche, climatiche, storiche profondamente legate al vissuto di quella terra.

A questo vanno aggiunte pesanti ragioni economiche e sociali, come ad esempio l'immigrazione incontrollata di questi ultimi anni, addebitata all'adesione all'UE, sgradita ed osteggiata da un popolo che, in situazioni di normalità, si è sempre dimostrato pronto all'accoglienza, all'integrazione, alla assimilazione di culture e razze diverse.

Si spiega così, quindi, il grande successo elettorale dei conservatori e le prime trionfanti dichiarazioni di Boris Johnson: 'Con la Brexit andremo fino in fondo e uniremo il Paese. Il lavoro comincia oggi'.

Elezioni inglesi: le reazioni in Italia

Le reazioni per il risultato del voto inglese non si sono fatte attendere in Italia. Salvini ha esultato ai microfoni di Radio CRC, inneggiando alla coerenza e alla chiarezza di Boris Johonson ampiamente ripagata dagli inglesi, che al contrario degli italiani hanno potuto esprimersi elettoralmente. Anche Giorgia Meloni, sulla scia dell'entusiasmo, ha sottolineato che la volontà del popolo britannico è stata ascoltata: è sua intenzione ora mettersi al lavoro per rafforzare la cooperazione con il Regno Unito nell'interesse degli italiani.

Di tutt'altra idea si sonno dichiarati Renzi e Romano del PD. Il primo addebita ogni responsabilità della disfatta a Corbyn per le scellerate scelte politiche troppo vicine alla sinistra più radicale. Il secondo confessa la sua amarezza per la decisione separazionista sancita oltremanica e si mostra profondamente rammaricato per la vittoria di una destra, a suo dire, populista e sovranista.