La sera del 23 dicembre, subito dopo la fiducia alla Legge di Bilancio, Lorenzo Fioramonti aveva inviato al premier Conte la lettera formale di dimissioni da Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Per rispetto istituzionale, aveva deciso di attendere qualche giorno prima di rendere pubblica la decisione, ma date le varie voci insistenti, stamani ha reso pubblico il fatto in prima persona, attraverso un post su Facebook.

Secondo indiscrezioni di stampa, Fioramonti e altri deputati potrebbero lasciare il M5S per formare un gruppo autonomo, ma senza far mancare la fiducia al governo Conte.

Le ragioni delle dimmissioni di Fioramonti

Sin dal suo insediamento da ministro, Fioramonti aveva manifestato la necessità d'investimenti immediati nella Legge di Bilancio, quantificabili in due miliardi per la Scuola e un miliardo almeno nell'università. In caso contrario, si sarebbe dimesso. Fioramonti per trovare i fondi per il suo ministero sin da subito aveva proposto le cosiddette tasse di scopo sui voli aerei e sulle cattive abitudini alimentari come la sugar tax. La logica che c'era dietro era: se c'è un'attività che inquina, si mette una piccola tassa per finanziare attività utili, scuole e stili di vita corretti.

Per l'ex ministro occorreva più coraggio da parte del governo, necessario a garantire risorse in un settore cosi cruciale come l'istruzione, l'università e la ricerca.

Inoltre, con un velo polemico nella lettera aperta postata su Facebook ha affermato che le risorse si trovano sempre per le altre finalità quando c'è volontà Politica, ma non si trovano mai quando si tratta di ricerca ed istruzione, nonostante siano dei settori strategici per lo sviluppo di un paese.

La scarsa attrattività dell'Italia è la vera emergenza

Il problema numero uno dell'Italia, secondo Fioramonti, riguarda l'incapacità dell'Italia di attrarre e intrattenere i talenti. Questa questione andrebbe risolta attraverso gli investimenti nel campo dell'istruzione e della ricerca, elementi puntualmente ignorati da qualsiasi esecutivo in carica.

A confermare le parole di Fioramonti sono le statistiche dell'Istat: oltre il 73% degli italiani che hanno lasciato il paese, sono over 25 e hanno tutti una formazione medio alta. La fuga all'estero è determinata dalle difficoltà del mercato del lavoro, che induce i ragazzi ad andare all'estero dove ci sono maggiori opportunità di carriera e di retribuzione.

Per quanto concerne l'attrattività dell'Italia, secondo le statistiche OCSE, l'Italia si posiziona al quart'ultimo posto mondiale, dinanzi a Grecia, Turchia e Messico. I fattori che rendono l'Italia un paese scarsamente attrattivo sono molteplici: scarsità di opportunità offerte, tasse alte, il sistema delle infrastrutture, le prospettive future del Paese non rosee, l'apertura verso le diversità e la qualità della vita.