Con lo scoppio della pandemia da Covid c'è stata la comparsa di virologi, infettivologi ed epidemiologi sugli schermi televisivi. Sono diventati volti familiari per i telespettatori ed in alcuni casi sono stati accusati persino di sovraesposizione mediatica e di avere opinioni troppo discordanti l'uno dall'altro. Nel corso della trasmissione L'aria che tira Fabrizio Pregliasco, virologo e docente dell'Università di Milano, ha spiegato come si sia arrivati al punto in cui ognuno, soprattutto sui social, sceglie di diventare discepolo della teoria che preferisce.

Sia nelle interpretazioni che nella scelta del pensiero da seguire.

L'aria che tira: il dibattito parte da frase di Zangrillo

La scorsa estate destò scalpore un'affermazione di Alberto Zangrillo. Il direttore di Anestesia e Rianimazione del San Raffaele di Milano aveva dichiarato che il virus "clinicamente" non esisteva più. Un'espressione che ha diviso molti interlocutori tra chi asseriva Zangrillo avesse usato un tecnicismo e chi, invece, criticava il concetto espresso dallo stesso.

Coronavirus: Pregliasco spiega il meccanismo dei social sul Covid

Sollecitato a esporsi sulla questione dalla conduttrice Myrta Merlino, Fabrizio Pregliasco, annuendo sulle possibilità di fraintendimenti, ha lasciato intendere che, al momento, sembra esserci un trend consolidato.

Secondo cui, soprattutto per quanto avviene sui social network, ognuno sceglie di sposare le teorie che preferisce e non magari quelle più attendibili.

"C'è un pubblico - spiega Pregliasco - molto ampio e con diversa sensibilità. Risulta davvero difficile riuscire a mantenere un equilibrio e riferire quello che si sa, dichiarando quello che è invece incerto ed è un'opinione. Si tratta di un problema generale".

"In questo periodo - prosegue il virologo - è stato difficile mantenere questa opzione. Sui miei social vedo che ci sono quelli a cui piacciono le cose che dico e quelli a cui non piacciono. E quindi si va a cercare lo specialista che, in qualche modo, soddisfi quello che è il pensiero e l'esigenza. Nel meccanismo dei social ognuno si crea una bolla tra i propri terrapiattisti o altri".