Massimo Galli è stato ospite della trasmissione Uno Mattina di Rai 1. L'infettivologo del Sacco di Milano, chiamato a parlare ancora una volta di coronavirus, ha trattato, tra gli altri, il tema vaccino. Lo ha fatto sottolineando l'importanza e allo stesso tempo la necessità di parlare chiaro. Soprattutto in una fase in cui cominciano a innescarsi polemiche sulla necessità di diffondere i dati, ma anche sul tipo di azione: proteica o genica. Galli ha provato a spiegare, in soldoni, la situazione che potrebbe profilarsi.

Vaccino coronavirus: Galli spiega la questione effetti colleterali

Il vaccino potrebbe essere una prima luce in fondo al tunnel del coronavirus. Lo si attende in maniera spasmodica e si saluta con soddisfazione il fatto che più di un candidato volga verso la fase finale. Quella che anticipa la distribuzione. Non manca però chi pone dubbi sulla sicurezza. Proprio su questo punto Galli ha inteso mettere in evidenza come vada valutato su due binari temporali. Uno è quello a breve termine, per il quale si può certamente dormire sonni tranquilli. "Sulla sicurezza - ha evidenziato - bisogna essere chiari: ci sono studi di fase 3 che hanno reclutato decine di migliaia di volontari. In questo contesto puoi arrivare a dire se ci sono o meno effetti collaterali immediati".

Parole che fanno intendere il fatto che che i test su 40.000 persone per un singolo candidato vaccino (20.000 dei quali con somministrazione di placebo) cancellino o quasi possibili complicazioni nel breve termine.

Effetti collaterali a lungo termine e lo sfogo sulla tv

"Sugli effetti collaterali a lungo termine - ha precisato - è un altro discorso".

Parole che poi, però, trovano maggiori spiegazioni nel pensiero seguente. "Non c'è farmaco, non c'è vaccino - ha precisato Galli - su cui possiamo dire a priori: non farà male tra dieci anni. L'aspirina o la penicillina hanno molte più probabilità di avere persone che hanno effetti collaterali negativi di un vaccino".

Il fatto che l'infettivologo abbia segnalato due farmaci di largo uso autorizzano a credere che dal suo punto di vista il vaccino è da farsi.

E lo si evince in maniera ancora più chiara dalla rivelazione del suo punto di vista personale. "Non ci si può appigliare - ha incalzato - su questo davanti all'importanza di potere avere un vaccino. Appena sarà possibile mi vaccinerò".

Galli, in questa fase, ha spesso lamentato un'eccessiva sovraesposizione mediatica di cui avrebbe volentieri fatto a meno. Anche per il fatto di essere finito al centro dell'attenzione mediatica per qualche dichiarazione. Non esattamente un fatto consueto per uno che ha impegnato la sua vita in ospedale. Tant'è che alla precisa richiesta di riaverlo ospite nel corso del programma, ha avuto modo di chiosare: "Vedremo se sarà possibile. Non ne posso più di essere chiamato in televisione". Un'espressione ironica che, però, segnala l'insofferenza del medico.