16 gennaio: data d’entrata in vigore del nuovo Dpcm. 17 gennaio: giorno in cui varranno le nuove ordinanze del Ministero della Sanità. Quelle che, su indicazione del monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità, determineranno la zona d’appartenenza di ciascuna regione.
Si attende un’Italia per il 75% rossa o arancione e con poco giallo.
L’effetto è sortito dall’azione combinata di due fattori: l’evoluzione sfavorevole dell’epidemia e, soprattutto, la maggiore facilità con cui ogni territorio incapperà in nuove restrizioni e limitazioni.
A confermare quella che sarà la direzione intrapresa è stato il Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia.
L’esponente dell’esecutivo presieduto da Giuseppe Conte ha messo in chiaro i punti del modus operandi. “Siamo - ha precisato - uno di quei paesi europei che sentono la pressione di questa terza ondata, già esplosa in molti paesi. Il Regno Unito è in ginocchio, la Francia ancora è in grave difficoltà”.
Nuovo Dpcm: regole e limitazioni dipendono dal colore delle regioni
L’esponente del Pd ha precisato come, al momento, ci sia qualche allerta derivante da dati sul numero dei ricoverati e delle terapie intensive. Tuttavia, ha precisato come la situazione sia ancora sotto controllo, lasciando intendere che però adesso l’obiettivo è evitare che non lo sia più.
Nelle prime indiscrezioni relative a quello che sarebbe potuto essere il testo del Dpcm si faceva menzione all’ipotesi di misure restrittive ad hoc per i giorni festivi e pre-festivi. L’idea era quella che si potesse determinare lo status di zona arancione su tutto il territorio nazionale.
Lo scenario, come ormai gli italiani hanno imparato a conoscere, avrebbe previsto la chiusura di bar e ristoranti (anche dalle 5 alle 18) su tutta la penisola e il divieto di uscire dal proprio comune (deroga per chi vive in comunità con meno di 5000 abitanti, autorizzati a muoversi entro 30 chilometri ma non verso il capoluogo di provincia).
“I weekend - ha evidenziato il ministro Boccia- non saranno arancioni, saranno del colore della regione”.
Colore regioni: zona arancione o rossa, tema predominante
L'attività di monitoraggio da parte della cabina regia ha segnalato come i dati raccontino l'aumento del rischio di "epidemia incontrollata". Una rilevazione che, sposandosi con i numeri, determinerà un innalzamento delle restrizioni.
L'indice Rt nazionale è salito fino a 1,09. La valutazione delle situazioni caso per caso porterà a ordinanze da parte del Ministero della Salute per spostare da cinque a quindici le regioni che saranno arancioni o rosse.
A finire in zona rossa Lombardia (Rt 1,38), Provincia di Bolzano (1,14 e rischio alto) e Sicilia (1,14 e rischio alto).
Vanno, invece, in zona arancione l'Abruzzo (indice 1,11 e rischio moderato con possibilità di progressione), Calabria (0,96 e rischio alto), Emilia Romagna (1,13 e rischio alto), Lazio (1,07 e rischio alto), Liguria (1,1 e rischio moderato), Marche (0,87 e rischio alto), Piemonte (1,1 e rischio alto), Puglia (1,14 e rischio alto), Valle d'Aosta (1,01 e rischio moderato) e Veneto (0,95 e rischio moderato).
A restare in zona gialla ci sono, invece, le sole Basilicata (0,96 e rischio moderato), Campania (0,91 e rischio moderato, Molise (0,46 e rischio moderato con alte possibilità di progressione), Provincia di Trento (0,95, rischio moderato con alte possibilità di progressione), Sardegna (0,92 con rischio moderato), Toscana (0,96 con rischio moderato ad alte possibilità di progressione).
L'indice Rt nazionale viene così ad essere da cinque settimane di seguito in aumento. Ci sono situazioni degne di nota come ad esempio i ben 365 casi settimanali per 100.000 abitanti segnalati dal Veneto, i 320,82 della Provincia di Bolzano, i 286,4 dell'Emilia Romagna ed i 270,77 del Friuli Venezia Giulia.
Occorre precisare come non sia stata accolta l'idea di accordare la zona rossa automatica a quelle realtà che avessero segnalato oltre 250 casi settimanali per 100.000 abitanti.
Si erano, infatti, sollevate le obiezioni di quanti mettevano in chiaro il fatto che un grande numero di casi potesse essere subordinato alla grande capacità di test da parte di una regione, finendo per penalizzare chi avesse avuto una maggiore capacità di effettuare tamponi.
Nel Dpcm, inoltre, in vigore dal 16 gennaio c'è la possibilità di andare in zona bianca. Nessuna regione, però, al momento si avvicina ai 50 casi settimanali per 100.000 abitanti per vedere quasi cancellate tutte le restrizioni. Dal limite orario per le attività di ristorazione al coprifuoco.
12 regioni, inoltre, continuano a palesare un grado di saturazione delle terapie intensive oltre la soglia critica, sette giorni fa erano 13. A livello nazionale il dato continua ad essere oltre il limite del 30%, fissato come confine di una "relativa" tranquillità rispetto alla capacità di rispondere all'eventuale necessità