La crisi di governo è stata al centro del dibattito della trasmissione L'aria che tira, in onda su La 7. Secondo Vittorio Feltri la situazioni venutasi a creare con lo strappo di Matteo Renzi potrebbe non portare a scossoni tali da andare alle urne. Il giornalista ha fatto capire che la soluzione urne potrebbe essere non esattamente desiderate per i politici al governo anche per un fattore economico.

Andare alle urne, infatti, significherebbe in un certo senso mettere in discussione la propria posizione da parlamentare o senatore, dovendo fare i conti con una minore possibilità di essere rieletti, sulla base di un Parlamento che sarebbe destinato ad ospitare meno rappresentati per effetto del taglio numerico.

Feltri delinea gli scenari

L'interrogativo portante relativo al futuro politico dell'Italia riguarda l'idea che alla guida di un governo possa ancora esserci l'attuale presidente del Consiglio. "Io - ha ammesso Vittorio Feltri - credo che Conte rimarrà al suo posto. E se dovesse invece cadere sono anche sicuro che al posto suo sarebbe nominato un altro presidente del Consiglio, sempre con questa maggioranza".

Gli scenari delineati dal giornalista sono in tutti i casi diversi da quelli che vedrebbero chiamare in causa nuovamente gli elettori. Ma è lo stesso Vittorio Feltri a spiegare il motivo per il quale, a suo avviso, l'appuntamento con le urne ad oggi è difficile da considerare. "Nessuno -- ha precisato ha voglia di andare a casa e rinunciare all'indennità parlamentare.

In caso di nuove elezioni i parlamentari sanno perfettamente che i posti a disposizione sarebbero di meno per effetto dei tagli che sono stati fatti di senatori e deputati".

Crisi di governo, Feltri specifica l'importanza della 'paga'

Al rischio di doversi rimettere in gioco per le elezioni, si unirebbe perciò quello di doversi cimentare in una gara elettorale dove i posti a disposizione sarebbero inferiori a quelli attuali.

"C'è il rischio - ha puntualizzato - di non riuscire a non rientrare in Parlamento e tutti se ne guarderanno bene dal dare lo scossone finale. Andremo avanti esattamente come prima. Solo un po' peggio".

Una chiave di lettura che, di fatto, sostiene l'idea che l'interesse per lo scranno potrebbe animare qualche scelta Politica. "Alla cadrega - ha incalzato Feltri - è legata la paga. Allora molti preferiscono perdere la faccia che la paga e io li capisco dal punto di vista umano. Certo è che lo spettacolo è desolante".