Una zona rossa automatica se si superano i 250 casi su 100mila abitanti in 7 giorni. Questo quanto raccomandato dal Comitato tecnico-scientifico al governo per quanto riguarda nuove eventuali restrizioni visto l'andamento dei contagi.
Si tratterebbe di una zona rossa totale e, con grandi probabilità, un lockdown simile a quello di un anno fa. Il Cts ha quindi ribadito al governo le raccomandazioni che sembra fossero state suggerite già in precedenza, ma rimaste inascoltate.
Zona rossa automatica
Nel Dpcm entrato in vigore solo quattro giorni fa, è previsto che la zona rossa venga dichiarata a discrezione dei governatori di Regione. Il Cts convocato questa mattina dal Presidente Mario Draghi, invece, ha raccomandato al governo di rendere automatico il passaggio a zona rossa, e quindi a maggiori restrizioni, una volta superata la soglia critica dei 250 casi su 100mila abitanti in 7 giorni.
Weekend in lockdown
Ma non è solo la zona rossa automatica il punto focale della riunione. Il Cts avrebbe raccomandato anche di rendere rossa tutta la Penisola almeno nei weekend. Molto simile a ciò che il governo Conte II aveva previsto per le festività natalizie.
E questo, secondo il Cts, sarebbe bene venisse fatto immeditamente. L'obbiettivo è riprendere il tracciamento dei contatti dei contagiati, rintracciandoli prima che diffondano il virus o che sviluppino i sintomi. Tuttavia, questa operazione è possibile solo con un tasso di incidenza pari a 50 casi ogni 100mila abitanti nell'arco di una settimana.
Evitare la zona rossa nazionale
Lo scopo di queste chiusure più stringenti, dovrebbe essere quello di scongiurare un nuovo lockdown nazionale come quello dell'anno scorso. Perciò, il Cts ha suggerito di mantenere il sistema a fasce colorate con restrizioni che vanno ad inasprirsi con gradualità. Tuttavia, sottolinea il Cts, sarebbe necessario inasprire tutte le misure per ciascun livello.
Il piano vaccinale
Parallelamente, il Cts ha fatto notare come la vera soluzione alla pandemia risieda nei vaccini e nella capacità di vaccinare più persone possibili nel minor tempo possibile. La vaccinazione è estremamente necessaria a questo punto della pandemia. Non solo per poter tornare ad un certo livello di normalità, ma anche per arginare la diffusione delle varianti, sulle quali, continuano gli esperti del Comitato tecnico-scientifico, è necessario potenziare il sequenziamento.
21 province italiane rischierebbero la zona rossa
Con i dati messi a disposizione dalla Protezione Civile, solo una settimana fa AGI/YouTrend hanno stimato la possibile chiusura degli istituti scolastici in ben 24 province italiane per il superamento della soglia critica dei 250 casi su 100mila abitanti in 7 giorni.
Si tratta delle province di Ancora, Bari, Bologna, Bolzano, Brescia, Chieti, Como, Forlì, Frosinone, Imperia, Macerata, Mantova, Modena, Monza e Brianza, Pescara, Pistoia, Ravenna, Reggio Emilia, rimini, Salerno, Siena, Trento, Udine e verbano-Cusio-Ossola.
Ma non sarebbero le uniche, poichè ci sono anche 21 province che ritrovano tra i 200 e i 250 casi ogni 100mila abitanti e che quindi rischiano di finire presto in zona rossa. Le province interessate sono: Arezzo, Ascoli Piceno, Caserta, Cremona, Cuneo, Ferrara, Gorizia, Isernia, Lecco, Lucca, Massa-Carrara, Milano, Napoli, Parma, Pavia, Perugia, Prato, Taranto, Torino, Varese e Vercelli. Alcune di queste erano da poco passate in zona arancione rinforzato, come Pergia, dopo tre settimane di zona rossa.
Le proteste
Il tentativo di evitare un lockdown nazionale sta mettendo in difficoltà diverse categorie sociali. Primi tra tutti gli studenti: la frequenza a singhiozzo ha esasperato a tal punto la popolazione studentesca che un gruppo di studenti di Torino per protesta ha deciso di fare lezione in piazza. Dalle università, nel frattempo, ancora non si hanno notizie specifiche.