Il Dpcm del 6 marzo potrebbe subire una revisione. Potrebbero, infatti, trovare spazio nuove restrizioni per fermare l'avanzata del Covid. Il rischio è che la curva continui a crescere, determinando un costante incremento di persone ospedalizzate e ricoverate in terapia intensiva. Nella mattinata del 9 marzo era in programma una riunione del Cts da cui si immaginava sarebbero emersi gli orientamenti degli scienziati rispetto alla possibile necessità di cambiare strategia nel contrasto alla diffusione del virus. Un vertice da cui sarebbero poi derivate le richieste da fare al governo che in base alla ricostruzione dei media sono ormai di dominio pubblico.
Restrizioni Covid, gli scenari
Gli scienziati si occupano di valutare la situazione, analizzare i dati e dare un'indicazione, ma la decisione finale spetta al governo. Disposizioni e regole vengono definite dal decisore politico. C'è, però. contezza del fatto che in seno all'esecutivo ci sia consapevolezza della necessità di serrare le fila in questa fase. Soprattutto perchè c'è l'idea che i mesi di marzo ed aprile potranno rappresentare quelli di una possibile svolta per le vaccinazioni.
Nuove restrizioni Covid: lockdown generale lontano
Il Cts ha segnalato diverse criticità, chiedendo una nuova stretta. Limitare i rapporti interumani e la mobilità sono la base per mettere in campo una strategia efficace per ostacolare la diffusione del virus e soprattutto delle sue varianti.
Non c'è al momento l'idea di ritenere necessario un lockdown nazionale.
Ipotesi lockdown nei fine settimana
Ci sono, però, due capisaldi che potrebbero essere mantenuti nella stesura delle due norme. Uno è l'applicazione del modello Natale. In sostanza l'Italia potrebbe ritrovarsi il venerdì, il sabato, nei festivi e pre-festivi in una 'super zona rossa'. Lo strumento avrebbe la funzione di limitare le possibili occasioni di convivialità, uscire di casa sarebbe possibile solo per comprovati motivi di lavoro, salute o necessità. La scelta impatterebbe anche in maniera meno significativa sul tessuto economico, sebbene ne risentirebbero soprattutto le attività impegnate nella ristorazione. Quest'utime, aperte in zona gialla dalle 5 alle 18, sarebbero costrette a chiudere e operare solo con asporto e consegna a domicilio il sabato e la domenica.
Zone rosse rafforzate: l'ipotesi c'è
L'altro punto riguarda le zone rosse locali. Ci sarebbe l'idea di mettere in campo quello che è stato definito "modello Codogno". In sostanza si avrebbero delle misure ancor più restrittive per quei territori che rischiano di diventare veicoli anche per le aree circostanti del contagio da varianti. Proprio per questo si fa riferimento al caso del paese lombardo che, un anno fa, venne praticamente isolato con controlli stringenti che magari potrebbero tornare ad essere applicati.
Dpcm, resta la divisione per fasce di rischio
Si va, dunque, verso il mantenimento della divisione dell'Italia in fasce di rischio. Tra le novità potrebbe esserci anche però la dichiarazione della zona rossa per quelle regioni che dovessero rivelare 250 casi settimanali per 100.000 abitanti.
L'obiettivo è ridurre il livello del contagio in maniera tale da ripristinare la possibilità di fare tracciamento, intercettare i focolai e spegnerli. Il tutto con l'auspicio che presto la campagna vaccinale possa avere un'accelerata importante, giocando un ruolo decisivo e rendendo questa stretta il possibile ultimo sforzo.
Nessuna novità su un possibile anticipo del coprifuoco
Non ci sono, al momento, novità riguardo alla possibilità di un anticipo del coprifuoco alle 20 o alle 19 come si ipotizzava nei giorni scorsi. Si attendono comunque novità, tenuto conto che c'è l'idea che le possibili nuove restrizioni possano entrare in azione già nel fine settimana.