Sono trascorsi esattamente 67 anni dalla fine delle "case chiuse" in Italia: il 20 febbraio 1958 Venne infatti approvata la Legge Merlin (n. 75/1958), che portò all'Abolizione delle case di tolleranza in cui fino ad allora veniva esercitata liberamente la prostituzione.
Fu la senatrice socialista Lina Merlin, artefice di questa legge, a condurre una lunga battaglia politica per combattere lo sfruttamento delle donne e restituire loro dignità. Fino ad allora, la prostituzione era gestita dal Regio Decreto del 1888, che prevedeva la registrazione delle prostitute e dei controlli sanitari.
Tuttavia, questa regolamentazione non offriva tutele reali, mantenendo le donne in una condizione di subordinazione.
Un iter legislativo contrastato
La legge fu proposta per la prima volta nel 1948, ma incontrò forti opposizioni. Le militanti socialiste Lina Merlin e Carla Voltolina (quest'ultima moglie di Sandro Pertini) poi pubblicarono “Lettere dalle case chiuse” (1955), raccogliendo testimonianze di donne sfruttate.
Dopo anni di dibattito, la legge fu poi approvata appunto nel febbraio del 1958, portando alla chiusura di oltre 500 case di tolleranza in tutta Italia.
Cosa prevedeva la Legge Merlin?
La Legge Merlin portò alla chiusura delle case di tolleranza, abolì l'elenco delle prostitute e proibì lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione, introducendo sanzioni severe per i trasgressori.
La chiusura delle case di tolleranza ha eliminato una forma di sfruttamento istituzionale, ma ha anche favorito la prostituzione clandestina e in strada, aumentando i rischi per le donne coinvolte. Un fenomeno antico, considerato il mestiere più antico del mondo, era già diffuso tra Greci e Romani, regolato da leggi e praticato in luoghi specifici.
Il dibattito sulla regolamentazione della prostituzione
Dal 1958, anno in cui è stata introdotta la “Legge Merlin”, la questione della prostituzione in Italia è rimasta un argomento di discussione aperto e controverso. Sebbene la legge abbia sancito la chiusura delle case di tolleranza e proibito l’organizzazione del meretricio, il fenomeno non è scomparso si è evoluto, trovando nuovi canali, soprattutto attraverso il web e i circuiti privati, rendendo sempre più evidente la necessità di un aggiornamento normativo.
Negli anni, diverse proposte di modifica hanno cercato di affrontare la questione da prospettive differenti. Alcuni sostengono un approccio regolamentarista, altri propongono un modello abolizionista.
Il dibattito, dunque, continua a essere acceso, con posizioni divergenti che riflettono visioni etiche, sociali ed economiche differenti. La sfida resta quella di trovare una soluzione che possa bilanciare diritti, sicurezza e contrasto allo sfruttamento, in un contesto in continua evoluzione.