Si protrae dallo scorso 10 maggio lo sciopero della fame all'interno di una tenda allestita in corrispondenza del civico 55 di via Santa Croce in Gerusalemme a Roma, nell'Esquilino. Nove giorni di proteste - da parte degli occupanti - per far applicare al comune diRoma il 'Piano Straordinario' per l'emergenza abitativa della Regione Lazio. L'obiettivo degli scioperanti è - inoltre - quello di far parlare tutti i candidati a sindaco di Roma dell'annosa questione dell'emergenza abitativa.

Roma e il problema dell'emergenza abitativa

La spinosa questione dell'emergenza degli alloggi a Roma è solita presentarsi a cadenza periodica.

Sono, infatti, oltre 100 mila le persone che - nella Capitale - fanno fatica a trovare un alloggio che possa essere compatibile con il proprio reddito. Appena un mese fa, il commissario prefettizio di Roma, Francesco Paolo Tronca, aveva varato il 'Piano di attuazione del programma regionale per l'emergenza abitativa per Roma Capitale', prevedendo lo svuotamento dei 16 edifici attualmente occupati e la conseguente ricerca di un alloggio per chi avesse ricevuto un provvedimento di sgombero. A distanza di oltre un mese, quel piano attuativo è divenuto parzialmente concreto, dando il via allo sgombero degli edifici occupati, ma senza trovare una nuova sistemazione agli occupanti.

Cnca: 'Vicino a chi fa sciopero della fame. Emergenza abitativa dilagante a Roma'

Nella giornata di ieri, mercoledì 18 maggio, il presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), don Armando Zappolini, ha solidarizzato con gli scioperanti e ha parlato della piaga romana dell'emergenza abitativa: "Ho lasciato, come hanno fatto tanti altri, una chiave al cancello come simbolo di avere accesso ad un'abitazione.

A Roma la questione delle abitazioni è un problema dilagante, di una gravità inaudita se si considera l'attuale immobilismo delle istituzioni. Chiediamo al commissario Tronca di mettere in pratica ciò che aveva - egli stesso - deciso di applicare: il piano attuativo. Davanti ad una situazione del genere, la politica dovrebbe fornire le giuste risposte, anzichè lasciare sul ciglio della strada le persone sgombrate dagli edifici occupati".

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CASE A RISCATTO E MISURE PER EMERGENZA ALLOGGIATIVA

L’emergenza alloggiativa può e deve essere superata. La casa non può essere un privilegio. È necessario trovare soluzioni adeguate che diano risposte concrete e durature, non volte esclusivamente a gestire il momento rimandando il problema che prontamente si ripropone a distanza di qualche mese o di qualche isolato. Risposte in grado di tutelare la dignità delle persone, iniziando dai cittadini che da anni attendono, purtroppo vanamente, di ottenere un alloggio dalle istituzioni. Comprendo la disperazione delle famiglie che occupano lo stabile di via Santa Croce in Gerusalemme, che da giorni le ha portate ad un gesto di protesta forte come lo sciopero della fame. Va trovata una soluzione anche per loro, ma sempre nel rispetto delle norme.Per questo sarò inflessibile contro occupanti abusivi e privilegiati. Sono convinta che una gestione sana del patrimonio comunale possa consentire di assegnare mille alloggi all’anno a chi è in graduatoria e ha diritto alla casa, invece delle attuali cento assegnazioni l’anno. Il mio programma per l’emergenza casa prevede che siano venduti alle famiglie in regola che li abitano 30.000 alloggi comunali: almeno il 90% di loro è pronto ad acquistarle, chi non può farlo resterà tranquillamente al suo posto. Con i soldi incassati e con quelli risparmiati dalle manutenzioni saranno costruiti nuovi alloggi o direttamente comprati sul mercato. Ci sono quindi le condizioni ideali per reperire le case che mancano per dare alle migliaia di famiglie in difficoltà il tetto che meritano. E lo farò privilegiando il meccanismo della “casa a riscatto”: chi paga regolarmente l’affitto e ne cura la manutenzione, acquista gradualmente la proprietà, fino a riscattarla al termine del percorso.