Aborto, i medici obiettori di coscienza rischianogrosso. La Corte Suprema di Cassazione ha condannato a un anno di carcere unaginecologa che si era rifiutata di assistere una paziente in un caso di abortovolontario.

I fatti risalgono a qualche anno fa, in provincia di Pordenone. Ilcaso all'epoca ha fatto scalpore soprattutto perché la donna che stava per abortire erain grave difficoltà a causa di una emorragia, che ne metteva a rischio la vita. Nonostante questo, la dottoressaè andata avanti per la sua strada, rifiutandosi di assistere la gravida. Questasentenza della Cassazione farà certamente giurisprudenza nel nostro Paese, doveè sempre più difficile abortire.

Infatti è stato calcolato che in Italia oltreil 70% dei medici si dichiara obiettore di coscienza. Sononumerose le denunce, negli ultimi anni, da parte di pazienti che lamentano ladifficoltà proprio perché il personale medicomolto spesso prende le distanze da ogni pratica abortiva. I giudici hannodunque sancito che il medico, sia pur obiettore, non può esimersi dagliinterventi necessari per garantire le cure e tutelare la vita dei pazienti.

Fino ad oggi le leggi e le normative in materia non hanno consentito dirisolvere la "controversia" tra aborto e obiezione di coscienza da parte deisanitari. Qualche anno fa alcuni giudici suggerirono letteralmente ai presidisanitari di garantire a ogni turno ospedaliero almeno il 50 per cento del personale che nonsi dichiarasse obiettore di coscienza. Anche se da un punto di vistalegislativo c'è ancora tanta strada da percorrere, la recente sentenza dellaCassazione, lascia ben sperare per il futuro.

La dottoressa di Pordenone, dopo l'iter giudiziario, èstata condannata in ultimo grado a un anno di carcere.