Le ossessioni e/o compulsioni, che rappresentano le più inequivocabili testimonianze di trappole costruite dalla nostra mente, non sono affatto un fenomeno circoscritto a persone che soffrono di disturbi mentali ma rappresentano piuttosto un'esperienza comune e frequente. Circa l'80% delle persone, infatti, ha sperimentato almeno una volta nella vita un'esperienza di tipo ossessivo che, come nessun altro disturbo psichico e comportamentale, proprio in quanto supportato da una logica stringente, può strutturarsi e cristallizzarsi come patologia vera e propria.
La prevenzione è, dunque, fondamentale e consiste nel prestare attenzione a quando un comportamento, un atteggiamento o un pensiero divengono "irrefrenabili", "inevitabili" e "rassicuranti" al punto da richiedere una "ritualità". I campanelli d'allarme nello specifico sono:
- il passaggio da un dubbio sano, che innesca un sistema di ragionevoli protezioni preventive o riparatrici, ad un rituale patologico che obbliga alla messa in atto di una serie di azioni o di pensieri in maniera irrefrenabile;
- il passaggio da una morale corretta all'eccesso di rigidità ideologica, che conduce a torture inquisitorie e di espiazione;
- il passaggio da una naturale reazione ad un vero e proprio trauma, allo svilupparsi di pensieri e comportamenti cui viene attribuito il potere di proteggere da eventi spiacevoli e da sentimenti d'ansia e di angoscia.
- Il passaggio da un'analisi razionale di tutte quelle che sono le possibilità per avviare un iter decisionale, all'esasperazione vera e propria di processi di ragionamento, fino al punto da renderli irragionevoli, motivo per cui il tentativo di prevenire gli errori si trasforma in un'incapacità di agire;
- Il passaggio da una sana prevenzione ad una vera e propria maniacalità fobica.
Sintetizzando, dunque, si può affermare che si parla di patologia quando si è di fronte ad una ritualità compulsiva, che conduce il soggetto a mettere in atto comportamenti e pensieri a scopo preventivo, propiziatorio o riparatorio, la cui finalità finisce col nutrire il disturbo stesso.
Se si cerca quindi di affrontare il disturbo con processi razionali e con pianificazioni basate sulla ragione ordinaria, ci si scontra con la logica non razionale del disturbo che resiste al cambiamento.
L'intervento terapeutico strategico si focalizza, invece, sullo smantellamento delle tre tentate soluzioni messe in atto dal soggetto ossessivo-compulsivo, grazie alla ristrutturazione percettiva operata durante il dialogo terapeutico ed alle prescrizioni da mettere in atto al di fuori del setting terapeutico.
È stato verificato, infatti, che quando la persona smette di evitare le situazioni temute e di richiedere protezione e rassicurazione, il disturbo collassa su se stesso e la fobia magicamente svanisce.