Ci numerose entità differenti sia nosografiche che fenomenologiche che ruotano attorno all'ansia sociale. Ci sono costituzioni caratteriali, connotate da profonda insicurezza e disistima, che si caratterizzano per la paura della mancata accettazione come soggetto degno di attenzione e di inclusione in un gruppo sociale così come nelle relazioni interpersonali intime. E' questo il caso di persone particolamente premurose, remissive, empatiche e disponibili ad esaudire desideri e aspettative altrui. Qui il disagio deriva dalla difficoltà di conciliare i propri "desiderata" con le aspettative del mondo su di sé che, spesso, proprio perché si manifesta verso gli altri una disponibilità pressoché illimitata, diventano sempre più alte.
La disfunzione è dovuta al fatto che in realtà un approccio di questo genere finisce con il far avverare le più grandi paure della persona che ne soffre: non riuscendo mai a negoziare la propria posizione, finisce per vivere una condizione di perenne frustrazione che sembra avvalorare la tesi del "non sono degno dell'attenzione di nessuno". L'ansia in questo caso è una fisiologica reazione emotiva ad un difatto punto di vista. La cura non è una terapia per l'ansia ma un intervento psicoterapeutico sul carattere. Ci sono poi invece persone che sentono il bisogno di un riconoscimento particolare da parte degli altri. Esse vivono in tutti i contesti, come se fossero in perenne competizione, quasi ci fosse sempre un giudizio o un esame da affrontare.
I differenti livelli di autostima si associano in modo diverso alle fragilità caratteristiche del funzionamento emotivo. Le persone con un profondo senso di insicurezza hanno una visione del proprio mondo emotivo offuscata, mostrano evidenti difficoltà nell'interpretare le proprie emozioni e dare loro un nome; spesso chiamano tutto ansia, si spaventano per le sensazioni fisiche, faticano a mettere in relazione i pensieri con le emozioni. Le persone con elevate aspettative su di sé sono abituate, nei contesti sociali, ad ascoltare poco i bisogni altrui, ad osservare l'altro come "mondo da capire", semplicemente aspettandosi di vedere in chi sta loro davanti un rispecchiamento di sé.