Con la morte del quarto medico in Sierra Leone, l'Ebola dichiara guerra alla profilassi e alle misure di sicurezza sanitaria. Mentre il tutto il mondo, Italia compresa, cresce il sospetto verso possibili casi di contagio, l'Ebola si prepara al salto di qualità: la pandemia. Sotto la lente d'ingrandimento sono stati posti tutti gli arrivi aerei provenienti dai paesi africani, con particolare attenzione alla zona centrale, l'Africa nera. Con la sua particolare aggressività, che si manifesta nell'uomo con la febbre emorragica, l'Ebola è un virus "contemporaneo", giacché la sua scoperta (o meglio quella del primo ceppo virale) risale al 1976 nell'ex Zaire.

Il nome Ebola è stato attribuito al virus proprio perché il primo serbatoio infettivo era sito presso un villaggio sul fiume che porta l'omonimo nome. Il virus si trasmette attraverso i fluidi corporei quali:

  • muco;
  • sperma;
  • sangue;
  • saliva;
  • lacrime.

L'ammalato quindi potrebbe proiettare il virus sulla persona sana in modo abbastanza semplice. Una volta inoculato nella persona il virus tenta subito di raggiungere il torrente ematico per poi "replicarsi" e diffondersi in tutto il corpo. Il periodo d'incubazione non lascia presagire un'infezione in atto, quindi la possibilità di contagio, da parte di una persona che non sa di essere infetta fino alla malattia conclamata, può essere sempre probabile.

La virulenza di quest'agente è particolarmente insidiosa e se il virus raggiunge centri abitati sovraffollati, allora si può parlare di catastrofe sanitaria. Al momento sono allo studio alcuni vaccini che hanno dato esiti incoraggianti, ma non v'è alcuna cura preventiva se non la profilassi igienico-sanitaria tipica. Il virus di Ebola è classificato come categoria "A" dall'OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità) e potrebbe in taluni casi essere usato persino per bioterrorismo o guerra batteriologica.

Il rischio pandemia

L'allarmismo è sicuramente la peggiore delle pandemie, perché fa perdere il controllo e la lucidità operativa che tecnici, sanitari e normali cittadini dovrebbero custodire in questi casi. Tuttavia, il rischio di "exploit pandemico" derivato da un bug del sistema sanitario internazionale non può essere scongiurato.

Al momento "Emergency" è l'unica organizzazione ospedaliera su base volontaria che sta operando in Sierra Leone resistendo agli attacchi del virus. I presidi non sono comunque sufficienti a garantire un corretto monitoraggio dell'epidemia, si riesce appena a contenere i contagiati per evitare una possibile caduta libera di unasituazione già precaria. Alcuni morti lasciati per le strade, in balia dei fenomeni putrefattivi, per il timore della popolazione verso il virus, restano in attesa di essere "distrutti" da squadre paramediche con funzioni di "spazzini sanitari". Con le sue 2000 morti accertate, Ebola ha una strategia omicida di 9 infetti su 10, ancora troppo alta, affinché si garantisca l'incolumità internazionale da un rischio pandemico.