Si sente spesso parlare dei marchi DOP e IGP, soprattutto ora che vengono messi in risalto dal concomitante EXPO 2015 che sarà a Milano per i prossimi mesi. Proprio di questo si occuperà la prossima puntata di Report, domenica 10 maggio. Ma cosa sappiamo esattamente di questi marchi?
DOP e IGP
La "Denominazione di Origine Protetta" (DOP) è, stando al sito del marchio di impresa, "un marchio di tutela giuridica della denominazione che viene attribuito - solitamente per legge - a quegli alimenti le cui peculiari caratteristiche qualitative dipendono essenzialmente o esclusivamente dal territorio in cui sono prodotti"
La "Indicazione Geografica Protetta" (IGP) è invece "un marchio di tutela giuridica dell'indicazione geografica che viene attribuito a quei prodotti agricoli e alimentari per i quali una determinata qualità, la reputazione o un'altra caratteristica dipende dall'origine geografica, e la cui produzione, trasformazione e/o elaborazione avviene in un'area geografica determinata."
Le critiche
Ma stando alle parole di Marco Eleuteri, direttore commerciale di Aop Armonia, questi marchi sono solo uno specchietto per le allodole, che "non garantiscono né tutelano nulla".
Ma siamo sicuri che dietro questi marchi si nascondano sempre dei prodotti selezionati e più genuini (e quindi migliori per la nostra salute) rispetto alla concorrenza? Secondo diversi produttori agricoli, la risposta è no; infatti sono in molti ad affermare che i cibi e le bevande di qualità non hanno bisogno di un marchio per essere tutelati, e vedono in queste sigle soltanto un mezzo per aumentare la visibilità (e di conseguenza le vendite) di quelle aziende che riescono ad ottenere le sigle DOP o IGP da parte delle istituzioni politche.
Sono recenti, infatti, le polemiche che si sono sollevate a Recco per la focaccia ed il formaggio IGP, per il torrone di Bagnara Calabra o ancora a Modena per quanto riguarda l'aceto balsamico.
Più recenti invece le discussioni a proposito della necessità o meno di attribuire i marchi europei alla piadina romagnola, o alla burrata di Andria. In ultimo, ma non di minor importanza, sono poi i problemi economici a carico del mercato alimentare, rappresentati da una effetto depressivo sui consumi di fascia alta. Secondo Eleuteri la soluzione non sarebbe difficile: "Basterebbe semplicemente garantire la corrispondenza valore-prezzo per ottenere risultati soddisfacenti sul mercato"