Hanno avuto una vasta eco le dichiarazioni su un processo per la cura dell’infertilità maschile da parte della stampa francese. Per la prima volta al mondo tre ricercatori dell’Istituto di Genomica Funzionale di Lione in Francia Philippe Durand, Marie-Helene Perrard e Laurent David hanno ottenuto spermatozoi umani in vitro a partire dal tessuto di un uomo sterile.
Il risultato è straordinario se sarà confermato, dice il prof. Andrea Salonia urologo del San Raffaele di Milano: ‘Per la prima volta a partire da un tessuto prelevato dai testicoli si ottiene in vitro uno spermatozoo, che vuol dire una cellula germinativa maschile capace di far nascere una vita.
Servirà ad almeno due categorie: i pazienti infertili per i quali non esiste una terapia ulteriore, ed i pazienti oncologici prevalentemente di epoca pediatrica o adolescenziale, dai quali preservare il tessuto per ottenerne in seguito in vitro degli spermatozoi'.
Premesso che in questa fase una prova tangibile della scoperta ancora non c’è, quali possono essere i limiti possibili? Manca completamente documentazione di che cosa possa significare dal punto di vista genetico la trasformazione di una cellula che non è una cellula della linea germinativa in uno spermatozoo. Non sappiamo che cosa possa arrivare ad essere il patrimonio genetico di quelle cellule, una volta che sono state prodotte.
La Kallistem, società alla quale appartengono i ricercatori, afferma che spiegheranno come funziona il processo solo dopo averlo brevettato. Qualcosa però è trapelato: sarebbe stato prodotto un ‘bioreattore’ attraverso un fluido viscoso costituito in parte da sostanze presenti nei funghi o nei gusci di alcuni crostacei per riprodurre le condizioni dell’organismo.
I primi esperimenti sono stati svolti con cellule di ratto, e dopo con una giovane scimmia, per poi passare, infine, all’uomo. La cosa più difficile è stata quella di riprodurre in laboratorio un processo fisiologico complesso che richiede solitamente 72 giorni negli esseri umani, da cellula a spermatozoo immaturo.
Il team ha detto che la tecnologia potrebbe aiutare a curare 15.000 giovani pazienti affetti da cancro in Francia e 120.000 nel mondo, per i quali non esistono trattamenti della loro infertilità.