Gli artefici sono alcuni ricercatori dell'INRCA, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) con sede ad Ancona, che opera in ambito gerontologico e geriatrico al fine di tutelare la Salute ed il Benessere degli anziani. I protagonisti sono 300 persone over 65enni, seguiti per un periodo di tre anni. L’oggetto, gli effetti di un programma di allenamento mentale – training cognitivo multidimensionale – sul mantenimento e recupero delle abilità intellettive, proposto a tre differenti gruppi di diverso stato cognitivo, soggetti sani, soggetti con disturbi lievi, e malati di Alzheimer.
Dopo tre anni, i risultati ottenuti vantano un successo significativo che va da un minimo del 50% fino a oltre l’80% dei soggetti coinvolti.
My Mind: gli effetti del training cognitivo per anziani
Questo è il titolo del progetto finanziato dal ministero della Salute e dalla Regione Marche, nel 2012, con l’obiettivo di individuare interventi non farmacologici, per prevenire le malattie neurodegenerative. Sono stati immaginati una serie di esercizi anti-Alzheimer che andavano dall’apprendimento di tecniche mnemoniche, di concentrazione e di orientamento.
Queste tecniche, ovviamente non sono state imposte agli anziani ma veicolate mediante momenti di vita comune facendo leva sulle risorse individuali.
Così una lista, un calendario o un agenda aiutano a fissare i ricordi e gli appuntamenti, quindi aiutano al memoria. Cercare di inventare delle storie possono migliorare la padronanza del linguaggio. Oppure risolvere parole crociate e sudoku, aiutano la concentrazione.
Il vantaggio di queste tecniche contro la demenza senile è la loro non invasività, la possibilità di proporle in modo personalizzate e di favorire la socialità. Tutti elementi difficilmente ottenibili con interventi farmacologici.
I risultati non si sono fatti attendere
I primi risultati ottenuti da questo progetto sono decisamente incoraggianti. Nel 50% dei soggetti con una condizione pre-clinica di Alzheimer, è stata registrata una migliorata capacità della memoria con un effetto di rallentamento sulla progressione della malattia.
Il 70% dei pazienti con Alzheimer ha visto migliorate le proprie capacità cognitive e il proprio stato psicologico.
Nei soggetti sani invece, arruolati nel progetto per valutare l’effetto di queste tecniche sulla prevenzione della malattia, gli effetti positivi si sono registrati nell’81% dei casi. E per effetto positivo si intende una migliorata capacità mnemonica e dell’umore, una riduzione del livello di stress e, complessivamente, una sensazione di benessere percepito. Molti di questi soggetti hanno voluto proseguire gli esercizi e le tecniche proposte, anche oltre il termine del programma di valutazione, in quanto hanno valutato positivamente l’esperienza fatta e i riscontri ottenuti.
“The Effects of Cognitive Training for Elderly: Results from My Mind Project” è il titolo dell’articolo pubblicato ad aprile su Rejuvenation Research, da C.
Giuli, R. Papa, F. Lattanzio e D. Postacchini dell’INRCA di Ancona.
Questi risultati sono estremamente positivi, non solo per migliorare le condizioni di chi già è colpito dall’Alzheimer ma, soprattutto, per tutti coloro che sono avanti con gli anni e che, adottando uno stile di vita fisicamente e mentalmente attivo, anche nello svolgimento delle semplici attività quotidiane, ovvero seguendo tecniche ad effetto anti-Alzheimer, possono rallentare o prevenire la demenza senile. E questo, in un paese come l’Italia, dove si stima ci siano oltre un milione di anziani affetti da vari gradi di demenza senile, e di questi circa 600mila affetti da Alzheimer, rappresenta un importante passo avanti nella conoscenza.