Lo stile di vita e la dieta occidentale moderna hanno trasformato quello che scientificamente viene chiamato "microbioma": si tratta dei batteri che si trovano nel nostro intestino e che regolano tutta una serie di attività metaboliche fondamentali per il nostro Benessere. La domanda da cui occorre partire è se sia possibile ripristinare l'originario microbioma attraverso una dieta ricca di fibre alimentari. Soprattutto, ci si chiede quali vantaggi se ne ricaverebbero dal punto di vista della Salute e del benessere. Uno studio della University of Alberta in Canada ha analizzato il problema e proposto delle possibili soluzioni.

La dieta occidentale carente di fibre alimentari: quali conseguenze?

Secondo quanto appurato dalla ricerca, ci sarebbe una cattiva abitudine alimentare tipica dei paesi più industrializzati: nelle aree più occidentali del pianeta, infatti, si consuma circa la metà della quantità giornaliera di fibre alimentari necessarie per il mantenimento del microbioma, ed esse hanno una funzione fondamentale, ovvero quella di fornire nutrimento ai batteri intestinali. Nei Paesi a scarsa industrializzazione, invece, la dieta è molto più ricca di fibre, e questo produrrebbe dei vantaggi in termini di benessere.

In base a quanto appurato da un altro studio, pubblicato sull'importante rivista "Nature Communications", la differenza tra i due stili alimentari è piuttosto netta: l'esperimento prevedeva, infatti, uno "scambio di dieta" tra due popolazioni rurali, una di afro-americani e un'altra di sudafricani.

Iprimi hanno cominciato a seguire le abitudini alimentari dei secondi, dunque pochi grassi e molte fibre alimentari, mentre i secondi hanno portato avanti il regime alimentare dei primi. Dallo "scambio" è emerso che i gruppi che hanno assunto più fibre hanno visto ridimensionarsi alcuni marker di rischio di tumore al colon, mentre per gli altri sono cresciuti in maniera significativa.

In sintesi, il risultato della ricerca scientifica è il seguente: bisogna superare quello che viene chiamato "fiber gap" (cioè il divario per quanto concerne il consumo di fibre alimentari), che porterebbe ad un sensibile miglioramento del sistema immunitario e del metabolismo.

Le fibre alimentari possono inoltre favorire il buon funzionamento dell’intestino. In particolare, le cosiddette fibre insolubili (cellulosa, emicellulosa e lignina) aumentano la massa delle feci, favorendo la motilità dell’intestino e promuovendone la regolarità. Così facendo le fibre riducono anche il rischio di andare incontro ad alcune patologie intestinali, come la diverticolosi e i tumori del colon. In particolare, le fibre aiutano a prevenire il cancro riducendo l’esposizione delle cellule dell’intestino ad eventuali molecole cancerogene. Scopri di più grazie ai consigli del medici del Policlinico "A. Gemelli" nell'iniziativa Viaggio al Cuore del Problema, powered by Danacol.

Quali sono i cibi che contengono fibre alimentari?

Secondo quanto riportato all'interno delle linee guida americane, la quantità di fibre che bisognerebbe assumere quotidianamente si aggira tra i 21 e i 38 grammi.

Occorrerebbe, dunque, seguireuna dieta basata sull'assunzione difibre alimentari e ci sono parecchi consigli per farlo senza rinunciare eccessivamente al "gusto". Innanzitutto bisogna mangiare legumi e, tra questi, i fagioli sono particolarmente ricchi di fibre; importante anche il mais, consumato sia sottoforma di polenta che come cornflakes o gallette. Anche alcuni frutti possono aiutare: il lampone, ad esempio, e la mela cotogna, ma anche qualcosa di più "esotico" come l'avocado.

Le castagne sono un altro alimento da inserire nella propria dieta, così come il carciofo che, oltre a essere ricco di fibre, ha anche un effetto depurativo per il fegato. Un vegetale fondamentale è anche la carota che, inoltre, riduce l'assimilazione degli zuccheri. Infine sono da tenere in considerazione anche mandorle, noci e frutta secca in generale anche per il loro potere di controllo sul colesterolo.