L'indice di massa corporea o, come dicono gli inglesi, body mass index (IMC o BMI), è un dato biometrico, determinato dal rapporto tra peso e il quadrato dell'altezza di un individuo. E’ un importante indicatore per determinare il peso forma. Pur trattandosi di un parametro grossolano, che non tiene conto di una serie di variabili quale sesso, età, attività fisica, ecc., rappresenta il punto di partenza per definire un soggetto obeso, sovrappeso o normopeso. Lo studio pubblicato su JAMA, ha valutato il rapporto tra IMC e rischio di morte, su tre gruppi della medesima popolazione, osservati in tre decenni differenti, 1976-1978, 1991-1994, e 2003-2013.
I risultati dello studio portano a delle conclusioni inattese: il valore ottimale di IMC è collocabile nell’intervallo che, secondo gli attuali parametri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), corrisponderebbe allo stato di sovrappeso. Adesso, non è da escludere che l’OMS possa provvedere a rivedere gli IMC di riferimento.
Una ricerca che copre gli ultimi tre decenni
Børge Nordestgaard e colleghi, della Copenhagen University Hospital a Herlev, in Danimarca, hanno voluto valutare se, negli ultimi tre decenni, i parametri attualmente usati per calcolare l’IMC fossero ancora validi o andavano rivisti. Questi indici sono in relazione al rischio di morte, dovuta a qualsiasi causa. I risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista JAMA (The Journal of the American Medical Association).
Per questo studio, sono stati presi in considerazione tre gruppi: una coorte di 13.704 individui coinvolti in uno studio della Copenhagen City Heart Study (976-1978); una seconda coorte 9.482 individui (1991-1994) ed una terza di 97.362 individui, coinvolti dalla Copenhagen General Population Study (2003-2013). Tutte le persone arruolate, sono state seguite nel tempo sia che restavano sullo stesso territorio sia che si allontanavano o emigravano.
Analizzando tutti i dati, i ricercatori danesi hanno potuto constatare che l’IMC, associato ad una ridotta mortalità, nel tempo è passato da 23,7 a 27,0. Un aumento di 3,3 punti in tre decenni.
Altro dato interessante è che il rischio di mortalità – per qualsiasi causa – associato all’IMC, per un valore di 30 o superiore, è diminuito rispetto ai valori – attualmente considerati normali – di 18,5-24,9.
Almeno per i dati relativi al gruppo di individui dell’ultimo decennio (2003-2013).
Indice di massa corporea da aggiornare
Una persona alta 1,70m che pesa 70 kg, avrà un IMC = 70/(1,7x1,7) = 24,2. Se lo stesso individuo pesasse 76 kg, avrebbe un ICM = 26,3 e sarebbe considerato in sovrappeso. Questo almeno in base agli IMC attuali dell’OMS che, ancora oggi classifica le persone in 8 categorie:
- Anoressia grave (<15,5);
- Anoressia moderata (15,5-17,49);
- Leggermente sottopeso (15,50-18,49);
- Regolare (18,5-24,9);
- Sovrappeso (25,0-29,9);
- Obesità moderata (30,0-34,9);
- Obesità grave (35,0-39,9);
- Obesità gravissima (≥40,0);
Se i risultati di questo studio venissero confermati, il soggetto con IMC = 26,3 sarebbe considerato non più “sovrappeso” ma “regolare”.
Probabilmente, in trent’anni qualcosa è cambiato anche da questo punto di vista. E così dei parametri validi e accettati negli anni novanta, adesso non sono più rispondenti alle condizioni di vita attuale. Una volta tanto, un messaggio non all’insegna dell’austerity, ma che ci lascia un minimo di tolleranza in più.