Un’indagine portata avanti dalla Rete nazionale dei comitati mensa, formata da genitori referenti delle singole scuole italiane, ha analizzato le abitudini alimentari dei bambini italiani. Esaminate, per l’occasione, 40 mense di altrettante scuole primarie appartenenti a comuni di tutta Italia. Il ‘verdetto’ dell’indagine è poco rassicurante: i promotori affermano all’unanimità che: “I nostri bambini mangiano male”.
Un’analisi in 40 comuni
Una delle promotrici dell’iniziativa, la biologa (e mamma) genovese Sabrina Calogero ha spiegato: “Per quest’indagine abbiamo adottato il cosiddetto ‘Menù a punti’ utilizzato dall’Asl di Milano.
L’abbiamo fatto compilare dai genitori e poi l’abbiamo sottoposto alle amministrazioni coinvolte, ai fornitori dei servizi e ad alcuni operatori sanitari”. Si è cercato, quindi, di capire quanto fossero variegati i menù proposti ai bambini. E si è arrivati alla conclusioni che la carne rossa la fa da padrona, così come i cibi a base di patate, altro alimento somministrato (secondo gli esperti) in maniera eccessiva ai nostri bambini.
Un altro dato poco rassicurante è quello riguardante i cibi surgelati: in molte mense scolastiche, stando ai dati raccolti, se ne fa un ampio uso. È risaputo che questi cibi non siano salutari. Un esempio perfetto di quanto appena esposto è quello riguardante le scuole di Chieti, dove la carne è in tavola per 13 giorni su 20.
Al contempo la verdura viene servita una, massimo due volte a settimana. Non va meglio a Venezia: 17 volte su 25 nei piatti dei bambini c’è la carne, e ben 9 volte su 17 si tratta di carne rossa. A Genova va peggio: 19 giorni su 25 alle mense scolastiche si mangia la carne (12 rossa) e sembra che le uova non vengano mai servite.
Il tonno è un altro degli alimenti più consumati dai bambini italiani, specie da quelli musulmani che, da tradizione, non consumano carne di maiale e hanno bisogno di alternative.
Riduzione dei costi
Secondo Sabrina Calogero il ‘problema’ è da ricercarsi nella riduzione dei costi: “La retta giornaliera, nel nostro paese, ha un costo variabile: si va dai 2 ai 7€.
Le ditte dichiarano che la materia prima ha un costo di 1 o 1,50€, tutto il resto è servizio. La manodopera influisce relativamente: il personale è sempre più ridotto, dal momento che i cuochi e le cuoche delle mense devono solo ‘assemblare’ dei pasti, non esistono piatti elaborati nelle mense scolastiche. Le verdure sono surgelate ed imbustate, insomma perdono gran parte della loro qualità. Viene servita tanta carne rossa perché costa poco, così come la patata. I surgelati utilizzati sono di marche che nemmeno si trovano in commercio. Per le uova si preferiscono degli ovoprodotti, vale a dire uova sbattute e pastorizzate in buste di un litro. Quelle fresche costano molto di più e quindi non convengono”.