Permessi Legge 104: novità in arrivo per i conviventi che assistono persone disabili e che potranno usufruire dei previsti tre giorni mensili di permesso retribuito previsto dalla legge. A decretarlo è stata la Corte Costituzionale in una recente sentenza del 23 settembre 2016 che ha messo in discussione le attuali agevolazioni assistenziali che si limitano ai soli parenti del malato.

Legge 104: anche i conviventi potranno usufruire dei permessi retribuiti

Con la recente sentenza della Corte Costituzionale è stata dichiarata, non legittima, la parte del comma della Legge 104 nella quale siindividuava, solo nei parenti stretti, la possibilità di usufruire dei permessi retribuiti per l’assistenza del parente disabile.

L’illegittimità è stata stabilita in seguito ad un ricorso di una dipendente, alla quale era stata negata la possibilità di poter usufruire dei permessi previsti per legge per assistere il suo convivente affetto da malattia invalidante. La Corte ha ritenuto effettivamente limitati i beneficiari della Legge 104 che includevano solo i parenti del disabile fino al secondo grado o terzo grado in casi particolari di anzianità e invalidità dei precedenti. La figura dei conviventi, infatti, non era mai stata contemplata nella classificazione.I giudici della Corte Costituzionale hanno pertanto ritenuto opportuno richiamare gli articoli 2 e 32 della Costituzione per i diritti dell'uomo e il suo diritto alla Salute, portando il convivente del malato, allo stesso livello dei parenti beneficiari della legge attuale.

Permessi per i conviventi per tutelare la salute del malato

La decisione della Corte Costituzionale non intende equiparare la figura dei conviventi con quella dei coniugi, ma nasce per tutelare la salute psicofisica del malato grave e per assicurargli l’apporto e la presenza della persona con la quale ha instaurato una relazione affettiva, ritenendo irragionevole e inammissibile l’impedimento all’affettività e all’assistenza della persona che necessita delle loro cure.

La decisione è stata presa anche se l’Inps e la presidenza del Consiglio fossero contrari a tale procedimento e si fossero costituiti in giudizio per mantenere l’attuale regime che esclude i benefici per i conviventi.