In precedenza avevamo riportato il risultato di una ricerca sull’allergia alle noccioline e sull’importanza di introdurre questo frutto secco già nella dieta dei piccoli, a partire dai primi mesi. Ora dall’Inghilterra arriva un altro studio, sulle uova e ancora sulle noccioline, che confermerebbe le evidenze precedenti. Meno evidente è il vantaggio con il latte, il pesce, le mandorle e il grano.
Uova e noccioline nella pappa del bambino, possono ridurre le allergie
La diatriba tra chi ritiene utile inserire già in fase di svezzamento cibi a rischio allergie e chi invece preferisce posticipare questa esperienza in una età più avanzata, è ancora molto forte.
Robert Boyle e collaboratori, dell’Imperial College di Londra, con una ricerca finanziato dalla UK Food Standards Agency e pubblicata su JAMA, prova a chiarire alcuni aspetti. La ricerca aveva come obiettivo stabilire se iniziare a dare ai neonati, di età compresa tra 4 e 6 mesi, alcuni alimenti come uova o noccioline, poteva essere causa di allegrie alimentari o meno. Su oltre 16 mila lavori scientifici, sono stati selezionati 146 studi, su oltre 200 mila ragazzi.
Questi studi, ovviamente, non si fanno dividendo i bambini in due gruppi e dando ad ognuno una alimentazione di un certo tipo, ma si limitano a registrare gli alimenti che le mamme danno ai loro bambini con lo svezzamento. Seguendo questi bambini negli anni, si osservano quali allegrie si sviluppano.
Il risultato è stato evidente, almeno per due alimenti tra quelli a più elevato rischio di allergie, le uova (5,4%) e le noccioline (2,5 % della popolazione). I bambini che avevano iniziato lo svezzamento con la presenza di uova avevano il 40% in meno di probabilità di diventare allergici a questo alimento, mentre per le noccioline la riduzione arrivava al 70%.
Per una popolazione come quella inglese, dove un bambino ogni 20 soffre di un’allergia alimentare, queste percentuali rappresentano una riduzione di 24 casi ogni mille abitanti per le allergie alle uova e 18 casi ogni mille abitanti per l’allergia alle noccioline. Effetti meno evidenti, invece, si sono registrati con altri alimenti come latte, pesce, mandorle e grano.
Il Dr. Robert Boyle si affretta a precisare che non bisogna dare alimenti potenzialmente allergici a bambini che hanno già mostrato una qualche forma di allergia o altra condizione allergica come l’eczema.
Allergie e intolleranze alimentari: quale differenza?
Le allergie sono un fenomeno molto complesso che coinvolge il sistema immunitario. In pratica, uno o più componenti (proteina) presenti in un determinato alimento, quando vengono ingeriti, se classificati come pericolosi dal sistema immunitario, questo si organizza producendo degli anticorpi specifici (IgE) che, al successivo contatto, scateneranno una reazione di difesa.
In pratica si liberano una serie di sostanze, tra le quali l’istamina, responsabili della classica reazione allergica che, se particolarmente violenta (shock anafilattico), può essere molto pericolosa.
Dopo quindi la prima esposizione all’allergene (sensibilizzazione), è sufficiente una dose minima per scatenare, entro e non oltre due ore, la reazione dell’organismo.
Le intolleranze alimentari, invece, sono da attribuire alla carenza di qualche enzima. L’intolleranza al lattosio, ad esempio, si verifica in caso di deficienza dell’enzima lattasi, che scinde il principale zucchero del latte in galattosio e glucosio. Questo determina una serie i disturbi digestivi. Nelle intolleranze, il disturbo è proporzionale alla quantità di cibo ingerito e la reazione può innescarsi anche diverse ore dall’ingestione dell’alimento e perdurare diversi giorni. Ma non danno mai una reazione anafilattica come le allergie.
Non è da escludere, però, che una iniziale allergia alimentare possa trasformarsi in una intolleranza. Gli anticorpi IgE specifici vengono sostituiti dalle IgG specifici, un meccanismo di difesa dell’organismo per attenuare gli effetti della reazione allergica.