"Quello ricoverato in ospedale e intubato sono io, ma nessuno ha chiesto di poter usare la mia immagine". Devono essere state queste, più o meno, le parole che un 54enne, F.J.T.A. (sigla del nome per il rispetto della privacy), ha usato per convincere il suo avvocato a sostenerlo nell'agire per vie legali contro le grandi case di produzione di sigarette del mondo e contro la stessa Comunità Europea di Bruxelles.

L'uomo, infatti, si è ritrovato stampato su milioni di pacchetti di sigarette come immagine monito degli effetti dannosi del fumo. I problemi però, in questo caso, sono essenzialmente due: l'uomo non ha autorizzato l'uso della foto e, soprattutto, il suo ricovero non era legato a problemi con il fumo.

Il suo volto sulle sigarette: tutti contro Bruxelles

Il 54enne spagnolo, di Boiro, era stato infatti ricoverato alcuni anni prima per un intervento alla schiena che prevedeva l'inserimento di protesi in titanio e, proprio in quell'occasione, senza che lui lo sapesse, gli venne scattata una foto che, oggi, è su tutti i pacchetti di sigarette del mondo accompagnata dalla scritta: "Fumare provoca embolie e disabilità".

Gravissime violazioni del codice etico dunque: se da un parte l'uomo non ha mai acconsentito al farsi fare una foto, tantomeno alla distribuzione della stessa, dall'altra parte bisogna tenere conto del fatto che l'immagine trae in inganno in quanto l'uomo non era ricoverato per problemi legati al fumo, ma altre patologie mediche.

Che fumare faccia male è ormai risaputo, ma questa strategia di mercato di mettere sul packaging l'immagine più sconvolgente possibile, questa volta non ha funzionato, anzi. Molti fumatori infatti hanno iniziato a dubitare della veridicità di tantissime foto che si trovano sui pacchetti di sigarette e, l'effetto dirompente e di impatto che i pacchetti con queste immagini dovevano suscitare si è, ovviamente, "sgonfiato".

L'uomo così ha iniziato una causa con Bruxelles, proprio nei confronti dell'Unione Europea, ma, a quanto pare, non è nemmeno l'unico caso. I familiari di altre persone si sono infatti mossi per vie legali contro Bruxelles, accusando di aver usato, senza autorizzazione, l'immagine del proprio caro deceduto a causa di un cancro per la campagna anti-fumo.