Secondo gli ultimi dati statistici rivelati dall'European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction (EMCDDA) il consumo di droghe in generale e della cocaina in particolare non attenua a diminuire. E a proposito degli abusi della cosiddetta “polvere magica”, uno studio condotto da un gruppo di ricercatori delle Università Milano-Bicocca e Carlo Bo di Urbino in collaborazione con il Servizio per le Tossicodipendenze (SerT) e l'Ospedale Niguarda di Milano ha identificato i momenti di vulnerabilità per chi tenta di uscirne. In effetti, la spiegazione logica di certi comportamenti e le conseguenti ricadute andrebbero ricercate proprio nella connettività tra due regioni del cervello.

Modificazione fisiologica

Il risultato principale della ricerca denota che l'uso abituale della cocaina altera irrimediabilmente il cervello. Tale pericolosa modificazione fisiologica spiegherebbe il perché queste persone siano perennemente a rischio ricaduta.

Al fine di dimostrare quanto affermato, i ricercatori hanno misurato l'intera organizzazione funzionale del cervello di 37 volontari, riscontrando in quello dei non consumatori un regolare controllo emotivo e cognitivo. Mentre nei consumatori abituali, ma in astinenza di 5 mesi, la riduzione della connettività funzionale tra il nucleo accumbens e la corteccia dorsale prefrontale è apparsa molto importante.

Lo studio

I ricercatori hanno sottoposto i volontari alla risonanza magnetica funzionale e a diversi test psicologici per valutare la loro impulsività.

Da una lato i medici hanno costatato come le immagini di due cervelli messi a confronto rendano più che eloquenti le differenze, e dall'altra i disturbi emozionali e cognitivi riscontrati davanti a semplici compiti scritti. -”Tali evidenze, spiega la dottoressa Berlingeri, sono dovute al predominio che il “cervello istintivo” ha su quello “razionale”-.

Ciò dimostrerebbe che la sostanza dopante lascia tracce indelebili anche a distanza di tempo.

Inoltre, le disfunzioni cerebrali aumenterebbero esponenzialmente negli individui soggetti a ricadute. In effetti, dopo qualche mese si è ripetuto l'esperimento, e hanno evidenziato ben otto ricadute su 18 volontari.