La terapia di prima scelta per perdere peso suggerita ai pazienti obesi è la restrizione calorica, ma è difficile limitare le quantità degli alimenti tutti i giorni; per questo motivo, negli ultimi dieci anni, è diventato molto popolare il digiuno a giorni alterni, che permette di mangiare a piacere un giorno si e uno no.
Pur essendo stato divulgato, in più di un milione di copie di libri in tutto il mondo, nessuno studio a lungo termine ne ha mai confrontato l’efficacia rispetto ad una dieta convenzionale.
Lo hanno provato, per la prima volta, i ricercatori del Department of Kinesiology and Nutrition, University of Illinois (Chicago) in una sperimentazione condotta su soggetti obesi per 1 anno
Il confronto tra i due metodi ha rivelato che non ci sono convenienze nel digiuno intermittente rispetto alla dieta ipocalorica, sia in termini di perdita di peso che di mantenimento; inoltre, il non mangiare a giorni alterni ha indotto una minore capacità di adesione nel lungo termine, nonostante si pensasse che la dieta fosse più facile da seguire.
Non sono state osservate neanche differenze significative tra i due gruppi in termini di miglioramento di pressione arteriosa, frequenza cardiaca, livello di trigliceridi, glucosio, insulina a digiuno, insulinoresistenza, proteina C reattiva e omocisteina (marcatori di infiammazione), dopo 6 o 12 mesi.
Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica JAMA International Medicine nel maggio 2017.
Adesione ai regimi nutrizionali
In un precedente studio, il digiuno intermittente (solo 2 giorni alla settimana), confrontato per 6 mesi con la dieta ipocalorica, aveva già riportato una perdita di peso e una correzione dei marker metabolici sostanzialmente equivalente tra i due metodi
Ciononostante, rimane il problema della diminuzione dell’adesione al regime ipocalorico o al digiuno, già dopo 1 mese di dieta.
Possono essere d’aiuto gli incontri col nutrizionista per imparare strategie di comportamento, come il bere più acqua per placare la fame; ma la maggiore determinante di successo nel dimagrimento è la capacità di adesione alla dieta, ossia di leggere e attenersi attentamente alle indicazioni senza apportare modifiche.
Studio clinico
I 100 partecipanti (86 donne e 14 uomini), di età compresa tra 18 e 64 anni, con indice di massa corporeo pari a 34 (obesi) e sedentari, sono stati suddivisi in tre gruppi; il primo ha seguito il digiuno a giorni alterni, ossia nel giorno di magra ha ricevuto il 25% dell’apporto energetico in un solo pasto a pranzo, tra le 12 e le 14, e tre pasti nel giorno di festa: colazione, pranzo e cena, pari al 125 % di energia necessaria.
Un altro gruppo è stato sottoposto a dieta ipocalorica tutti i giorni, ossia il 75% di energia necessaria (55% carboidrati, 30% grassi, e 15% proteine) diviso in tre pasti. Il terzo gruppo, di controllo, non ha ricevuto nessuna particolare indicazione.
I regimi sono stati seguiti per 6 mesi; nella fase di mantenimento successiva di altri 6 mesi, il gruppo del digiuno ha alternato il 50% con il 150% di calorie basali, il gruppo dell’ipocalorica è tornato al 100% del fabbisogno.
Nei primi 6 mesi, la diminuzione del peso corporeo è stata simile tra i due gruppi, in media il 7% e, anche dopo 1 anno, il 6%.
La percentuale di abbandono del piano alimentare, nei primi 6 mesi, è risultata maggiore nel gruppo ricevente il digiuno alternato (ben il 38% lasciava) rispetto al gruppo con restrizione calorica (29%).
Per la maggior parte degli individui obesi, dunque, il digiuno appare essere meno sostenibile a lungo termine, rispetto alla restrizione quotidiana di calorie.