La dieta mediterranea non è solo buona, ma ci fa vivere più a lungo.
Numerose ricerche scientifiche hanno evidenziato come la dieta mediterranea abbia effetti benefici sulla salute, in quanto questa si basa su un modello nutrizionale costituito principalmente da olio di oliva, cereali, frutta fresca e secca, verdure e una moderata quantità di pesce, latticini e carne. Per incoraggiare questo stile di vita l'UNESCO ha incluso nel 2010 la dieta mediterranea tra i patrimoni dell'umanità.
Agli italiani non piace più la dieta mediterranea
Eppure agli italiani sembra che questa dieta non piaccia più e stanno lentamente abbandonando tutti quei cibi che erano tradizionalmente presenti nelle tavole del bel paese.
A segnalare questa tendenza è stata una ricerca condotta dal Censis (Centro Studi Investimenti Sociali), presentata il 9 Maggio a Milano, basata sui risultati del Test della Piramide raccolti da “Curare la Salute”. Secondo questa ricerca, tra gli italiani sta crescendo la tendenza a consumare poca frutta e verdura, pesce, legumi. Sta diminuendo anche il consumo del cibo italiano per eccellenza, la pasta. Soltanto il consumo di olio d'oliva è rimasto inviariato. E ciò accade nonostante questo sia un periodo storico di maggior attenzione per la propria salute e per il benessere in generale.
Carruba: 'l'abbandono della dieta mediterranea è un paradosso dei nostri tempi'
Si tratta di un campanello d'allarme che, per il direttore del centro studi e ricerche sull’obesità dell’Università di Milano Michele Carruba “è un segno del paradosso alimentare di questi tempi.
L’abbondanza dei cibi, oltre al cambiamento dello stile di vita e abitudini alimentari, hanno portato a un impoverimento nella qualità dei consumi e all’abbandono di quegli alimenti più semplici, ma nutrizionalmente più nobili che appartengono da sempre alla nostra cultura alimentare mediterranea”. La causa dell'abbandono della dieta tradizionale sono le nuove tendenze alimentari (come l'idea di voler mangiare meno glutine), i tempi rapidi con cui si consuma il pasto, e la diversa concezione del pasto, dove il panino e il cibo take-away si sono sostituiti a una lenta pranzo in famiglia.
Inoltre, l'analisi del Censis ha sottolineato come il consumatore spesso abbia un' errata percezione della qualità e della quantità dei propri consumi alimentari. Vi è infatti una discrepanza fra i consumi dichiarati e il giudizio individuale sulle proprie abitudini alimentari.
L'importanza della dieta mediterranea
Tra i benefici di questa dieta c'è anche la longevità: mangiare bene fa vivere più a lungo,e le statistiche del Eurostat lo dimostrano.
Come si nota dalla seconda foto allegata all'articolo, i paesi che si affacciano sul mediterraneo sono quelli con aspettative di vita più elevate: Spagna, Francia e Italia hanno superato anche i paesi scandinavi. In Italia in particolare i territori "al top" della longevità sono le Marche e la provincia autonoma di Bolzano, che presentano un'aspettativa di vita di più di 85 anni. In Francia invece primeggia Parigi e la regione della Rhône-Alpes, mentre in Spagna troviamo aspettative più elevate nei paesi Baschi e nella capitale.
L'importanza del cibo per la nostra salute risulta infatti evidente nel confronto tra le aspettative di vita nell'Unione Europea e negli Stati Uniti. La differenza è lampante: non solo si vive meglio in europa, ma la quasi totalità degli USA, nonostante la maggiore ricchezza economica, ha delle aspettative di vita inferiori agli 80 anni.
In UE dati così bassi si ritrovano solo nei paesi dell'Est Europeo. Questo significa che un abitante della Grande Mela ha in media un'aspettativa di vita inferiore a un cittadino ateniese o di Lisbona. Solo il Minnesota e le Hawaii risultano in linea con la media Europea, con un'aspettativa di vita tra gli 81 e gli 84 anni. Questi dati dimostrano l'importanza della dieta mediterranea, considerata dalla comunità scientifica come un modello di longevità e salute. Basti pensare che, anche in paesi con un reddito particolarmente basso, come la Grecia, si hanno comunque aspettative di vita più elevate rispetto ai paesi con una dieta non mediterranea.