I pazienti affetti da malattia di Alzheimer, trattati per 72 settimane con galantamina - un inibitore competitivo e reversibile dell’enzima acetilcolinesterasi, capace di migliorare la concentrazione, l’attenzione e la memoria - hanno risposto positivamente in oltre il 70% dei casi. Anche il donepezil e la rivastigmina sono inibitori dell’acetilcolinesterasi ma lo studio di sorveglianza post-marketing, pubblicato da R. Nakagawa e collaboratori su Neuropsychiatric Disease and Treatment, si è limitato a valutare la risposta nei paziente trattati con la galantamina.
Migliorata nel lungo termine la funzione cognitiva
Lo studio è stato condotto dalla divisione giapponese della Janssen Pharmaceutical, azienda che ha sviluppato galantamina (Reminyl), farmaco in commercio da oltre 15 anni. L’obiettivo dello studio era valutare gli effetti sulla funzione cognitiva a lungo termine, dopo che diverse meta-analisi avevano evidenziato che gli inibitori dell’acetilcolinesterasi davano solo effetti modesti, sebbene valutati principalmente a breve termine.
I pazienti con Alzheimer, le cui condizioni tendono progressivamente a peggiorare nel tempo, dal momento della diagnosi, hanno un’aspettativa di vita mediamente di 8-10 anni. Quindi è importante conoscere gli effetti nel lungo periodo di questa classe di farmaci.
Finora erano disponibili solo due studi, uno con donepezil e l’altro con galantamina, valutati per un periodo di 2 anni, le cui conclusioni non erano state univoche.
In questo studio sono stati arruolati 661 pazienti, in terapia con galantamina (16-24 mg/giorno). Parte dei pazienti sono stati valutati per la sicurezza del farmaco (642) e parte per l’efficacia (554).
Circa il 47% dei pazienti non ha completato lo studio. Nei pazienti che hanno preso regolarmente il farmaco nelle 72 settimane, i risultati sono stati positivi in oltre il 70% dei casi con alcuni effetti avversi in linea con quanto già descritto per questa classe di farmaci. Circa il 71% dei pazienti ha visto migliorata la funzionalità cognitiva in misura superiore rispetto a quanto previsto mentre, in quasi l’80% dei casi, il quadro clinico complessivo era comunque migliorato.
Alzheimer e i mezzi di contrasto
In Italia i malati di Alzheimer sono 600.000 ed il loro numero è destinato ad aumentare a causa dell’invecchiamento della popolazione. Secondo la ADI (Alzheimer's Disease International) nel mondo vengono diagnosticati quasi 10milioni di nuovi casi di Alzheimer ogni anno. L’età media dei pazienti è di 78,8 anni e la loro assistenza è affidata al coniuge e parenti o a badanti, quando non sono ricoverati in centri di assistenza specializzati. In ogni caso, un paziente con Alzheimer ha un impatto sulla famiglia devastante e, ancora oggi, non ci sono farmaci in grado di migliorare la loro condizione. I farmaci normalmente impiegati non agiscono sulla causa della malattia bensì sui sintomi.
L’acetilcolina è un neurotrasmettitore che controlla le vie di trasmissione colinergiche ed ha un importante ruolo nel processo di formazione e mantenimento della memoria e dell’apprendimento. Nei pazienti con Alzheimer le trasmissioni colinergiche sono ridotte. Una prima classe di farmaci è quindi rappresentata dagli inibitori dell’acetilcolinesterasi, un enzima che degrada l’acetilcolina. Oltre che su memoria e apprendimento, si osservano gli effetti positivi anche sullo stato di apatia, agitazione e allucinazione.
Oltre alla galantamina (Reminyl) – alcaloide presente in piante della famiglia Amaryllidaceae (es. narciso, bucaneve, ecc.) usate nella medicina tradizionale per la cura della miastenia (debolezza muscolare) e di altre malattie neuromuscolari – in Italia sono disponibili altri due farmaci, donepezil (Aricept) e rivastigmina (Exelon).
Un altro farmaco, più recente, è la memantina (Ebixa), anche se agisce con un meccanismo differente ovvero è un antagonista non competitivo dei recettori per il glutammato. Può essere usato da solo o in combinazione con gli inibitori inibitori dell’acetilcolinesterasi.