Recentemente è stato scoperto, grazie ad uno studio effettuato su topi, un fondamentale meccanismo metabolico che determina l'accumulo di tessuto adiposo. Il meccanismo è sottoposto al controllo di una particolare proteina, l'NFIL3, che guida il ritmo circadiano metabolico dei lipidi. Sembrerebbe che la sua azione sia influenzata dal microbioma, ovvero dall'insieme di batteri e funghi che sono presenti ne nostro intestino. La ricerca riveste una notevole importanza a livello mondiale perché potrebbe dare una risposta a diverse patologia metaboliche che hanno come conseguenza l'obesità e le malattie ad essa correlate.

Nel mondo sono ben 2.1 i miliardi di persone obese o in sovrappeso e i decessi collegati al sovrappeso sono 3.4 milioni all'anno. I ricercatori,quindi, cercano di identificare i fattori regolatori del metabolismo e dell'immagazzinamento delle riserve di energia. Lo studio è stato condotto in Texas, nell'università di Dallas dal prof. Yuhao Wang e collaboratori, e pubblicato sulla rivista 'Science'. Esso era imperniato sull'individuazione, da parte dei ricercatori, del meccanismo metabolico precursore dell'accumulo di tessuto adiposo. È stato trovato l'agente regolatore: la proteina NFIL3, strettamente connessa al microbioma.

Il microbioma intestinale negli ultimi anni è stato profondamente studiato proprio perché il campo della ricerca ha mostrato come sia alla base di molte attività del nostro organismo, soprattutto di quelle finalizzate al metabolismo.

Il microbioma intestinale non è altro che il totale dei microrganismi, batteri soprattutto ma anche lieviti o funghi, che contribuiscono alla digestione rendendola possibile in toto e così facendo riescono ad influenzare anche la composizione dei nostri tessuti organici.

Gli esperimenti sui topi

Altri studi avevano già scoperto che ai topi in cui il microbioma veniva eliminato con somministrazione di antibiotici risultavano avere meno grasso corporeo della norma.

Quindi è facile dedurre che il microbioma aumenti l'ingresso e l'immagazzinamento delle calorie nelle cellule adipose. Inoltre si è visto che il microbioma 'lavora' seguendo i ritmi circadiani, ovvero l'alternanza tra luce e buio che regolano anche la nostra ghiandola pineale, ovvero l'epifisi. Lo studio del prof. Wang ha scoperto che la proteina NFIL3 è la promotrice di questa sincronizzazione tramite la regolazione di geni.

Agisce sulle cellule dell'epitelio intestinale, la zona dove le sostanze nutritizie vengono assimilate nella digestione controllando l'alternanza circadiana del metabolismo lipidico. Ciò potrebbe spiegare perché chi altera i propri ritmi naturali, lavorando su turni o cambiando fuso orario molto spesso, incorre nel rischio di avere malattie metaboliche come diabete, obesità e problemi cardiaci.