La soia, ingrediente base della cucina tradizionale asiatica da migliaia di anni, è stata introdotta nei paesi occidentali da circa un secolo. Nonostante sia un alimento ricco di proteine vegetali, sostanze antiossidanti e minerali, viene spesso sconsigliata a donne con tumore al seno sottoposte a terapia antitumorale. L’ultima analisi dei dati pubblicata su Nutrients nel gennaio 2018 riporta, invece, che soia e derivati hanno mostrato benefici: su 73.223 donne in premenopausa ad alto rischio, l’assunzione regolare della soia ha diminuito in modo significativo l’insorgenza tumorale.
Una metanalisi di molti studi clinici su donne in postmenopausa con cancro alla mammella, sia estrogeno positive che negative, e donne a rischio, non ha rivelato effetti negativi sulla densità del tessuto fibroghiandolare dopo un anno di assunzione di soia. Nessuna controindicazione è stata individuata in donne sotto trattamento con tamoxifen o anastrozolo; anzi il consumo di soia ha aumentato l’efficacia dei trattamenti antitumorali. Gli studi epidemiologici sulle donne asiatiche, che ne fanno largo uso, hanno evidenziato un’incidenza minore di ben cinque volte di tumore alla mammella, in confronto alle donne occidentali. Infine, il consumo degli isoflavoni della soia è stato correlato anche ad una minore comparsa di altri tumori (prostata, colon retto, endometrio, stomaco e polmoni).
Soia e derivati
Soia e alimenti derivati sono nutrienti validi per latto-ovo vegetariani e vegani, grazie al contenuto elevato di proteine analoghe a quelle di carne e latte e di sostanze polifenoli antiossidanti con struttura simile a quella degli estrogeni (fitoestrogeni): gli isoflavoni (genisteina, daidzeina e gliciteina).
Sono anche una buona sorgente di calcio, ferro e zinco.
I derivati della soia (fermentati e non) come latte di soia, edamame, tofu, formaggio di soia, miso, salsa di soia, tempeh, natto, sufu e yuba vengono estratti da fagioli di soia dopo omogenizzazione, riscaldamento e processamento.
Negli studi epidemiologici condotti in Asia è stato riscontrato che la dieta ricca di fitoestrogeni possiede un’azione positiva su prostata, colon, mammella, ovaio, sintomi della menopausa, osteoporosi, obesità, disfunzioni cognitive e malattie coronariche.
Meccanismo di azione
Per molti anni è stata propagandata l’ipotesi di un’azione procancerogena degli isoflavoni fitoestrogeni della soia, a causa di osservazioni sperimentali in vitro e in modelli animali; al contrario tutti gli studi epidemiologici su pazienti sostengono, invece, un ruolo protettivo degli alimenti contenenti soia.
Gli isoflavoni interagiscono con i recettori estrogeni per via della similarità strutturale col 17-estradiolo, ma hanno una potenza estrogenica bassa rispetto all’estradiolo. Agiscono come regolatori dell’attività estrogenica e modulatori dei recettori degli estrogeni con meccanismi diversi da quelli dell’interazione diretta con il recettori; il risultato è un’azione inibitoria della proliferazione cellulare.
Inoltre, composti non isoflavoni presenti nei fagioli della soia come acido fitico e saponine hanno mostrato un’azione antiossidante, antivirale, antitumorale, epatoprotettiva, anticolesterolo e protettiva sul sistema cardiovascolare.
L’EFSA (Autorità europea sulla sicurezza degli alimenti) ha concluso, in base a studi durati 2-3 anni, che l’assunzione di 35-150 mg di isoflavoni al giorno non ha, quantomeno, effetti avversi sui tessuti che rispondono agli ormoni sessuali come mammella, utero o ghiandole tiroidee.