Si torna a parlare di stress sul lavoro. Ritmi frenetici e tante ore di impegno, spesso consecutive, possono seriamente favorire lo stress dei dipendenti. Nessuno però, finora, si era concentrato sugli effetti dell'atteggiamento del datore di lavoro e degli altri dipendenti nei confronti di un collega. La mancanza del riconoscimento della propria attività può risultare altamente deleteria, addirittura più dell'impegno professionale continuativo.

Insomma, se il datore di lavoro e i colleghi non riconoscono l'impegno profuso, c'è il rischio di andare incontro ad uno stress cronico.

È il risultato di una ricerca pubblicata di recente sull'autorevole magazine "Psychoneuroendocrinology". Lavorare molto e non ricevere alcuna gratificazione, dunque, favorirebbe uno stato di stress costante. Neanche impegnarsi tanto e ricoprire ruoli di grandi responsabilità genererebbero una condizione simile.

Lo studio olandese

Leander Van der Meij e alcuni colleghi dell'Università di tecnologia di Eindhoven (Olanda) hanno deciso di valutare il legame tra indicatori fisiologici dello stress e quelli psicologici, per prevedere eventuali problemi di Salute dei dipendenti, e le loro performance lavorative.

Gli esperti olandesi, dopo aver monitorato molti lavoratori, hanno evinto che il fattore maggiore di stress sul posto di lavoro è lo scarso riconoscimento dell'impegno.

Lo stress cronico è stato rilevato, però, solo in quelle persone che avevano lavorato per molte ore. In altre parole, si può accusare un disturbo da stress, se ad una profonda attività professionale non segue un riconoscimento da parte del datore di lavoro.

Stress lavoro correlato: la situazione italiana

Lo studio olandese rappresenta una sorta di monito per i datori di lavoro, che dovrebbero gratificare più spesso i dipendenti più operosi.

L'Italia si colloca tra le prime cinque nazioni europee sul campo della gestione dello stress lavoro correlato, e dei programmi per allontanarne i rischi. È quanto si apprende dalla seconda indagine sui rischi nuovi ed emergenti (Esener), avviata dall'Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro.

Ester Rotoli, direttrice centrale prevenzione Inail, ha dichiarato che le informazioni contenute nella suddetta indagine, sono una chiara testimonianza della grande attenzione italiana verso le criticità psicosociali sui luoghi di lavoro.

I motivi per cui le aziende italiane cercano di risolvere le problematiche correlate alla sicurezza e alla salute nei luoghi lavorativi, si basano essenzialmente sulla volontà di evitare le multe degli ispettori del lavoro, e di andare incontro alle esigenze di dipendenti e sindacati.