Il 14 febbraio è il giorno in cui si festeggia San Valentino, ricorrenza dedicata a tutti gli innamorati. In questa data così speciale, il cortile della casa di Giulietta, a Verona, è stato invaso da coppie provenienti da ogni angolo del mondo, per festeggiare insieme al proprio amore, in un luogo segnato dal romanticismo. Cosa succede, però, quando un innamoramento sano si trasforma in patologia?
Cosa succede al cervello quando siamo innamorati?
Il volto della persona amata, il suo fascino, la sua voce, il suo modo di essere, attivano le aree del cervello emozionale: insula mediana, giro del cingolo anteriore, ippocampo, nucleo striato e nucleo accumbens.Sono regioni coinvolte nel circuito cerebrale di ricompensa, legato all'attività della dopamina, neurotrasmettitore che favorisce uno stato di benessere, il legame di coppia e l'attività sessuale.
I livelli di dopamina crescono nel cervello di un innamorato, mentre i livelli di serotonina (neurotrasmettitore legato all'umore) diminuiscono, per permettere al sistema nervoso di indirizzare tutto il suo pensiero verso una persona sola: il nostro vero amore. Inoltre, soprattutto durante lo stadio iniziale dell'innamoramento, queste aree si connettono in maniera prepotente con la corteccia frontale, deputata alle attività cognitive superiori (pianificazione, programmazione, decision making, problem solving), riducendo la sua attività. Questo perché l'amore può compromettere le nostre capacità di ragionamento analitico e distaccato, inducendoci ad impegnarci in iniziative che potrebbero sfociare anche in attaccamento morboso verso l'altro.
Da questo si deve lo studio del love addiction.
Love addiction: patologia nell'amore di coppia
Si parla di Love addiction in una sfera di dipendenza affettiva: si negano i propri bisogni e il proprio spazio, si arriva a rinunciare alla propria identità, al fine di mettere il partner al centro del proprio mondo e di considerarlo come unica fonte di gratificazione.
Parliamo di un amore coercitivo, vissuto come estremamente simbiotico, poco funzionale, che non permette di vivere ulteriori esperienze al di fuori di quelle di coppia. Secondo Giddens (1995) il Love addiction può essere descritto da alcune specifiche caratteristiche.
L'ebbrezza, l'euforia che si prova nell'essere totalmente dipendenti dal benessere del partner.
La tolleranza, un bisogno crescente di vicinanza del partner che non permette di dedicare spazio alle proprie attività e alla propria vita (stesso meccanismo che si instaura in una persona dipendente da sostanze stupefacenti).
La perdita del proprio Io, dovuta alla totale fusione col partner che tende a mettere in secondo piano la visione razionale di quanto avviene nel rapporto. Questa patologia è legata soprattutto alle donne, con una fascia di età variabile dai 20 anni fino all'età adulta. Si tratta di donne vulnerabili, fragili, timorose della solitudine e dell'abbandono, con problemi di autostima, possibili vittime di un disturbo post-traumatico da stress o di altre forme di dipendenza o di un disturbo ossessivo-compulsivo o di ansia o di personalità.
Molto spesso, i partner dai quali si sentono terribilmente assuefatte non permettono loro nemmeno di vivere una relazione sana e gratificante: sacrificare ogni spinta alla crescita non è dedizione all'amore, è soltanto una compromissione della propria qualità di vita e un soffocamento delle proprie aspirazioni.
Ricordate sempre che l'amore, quello vero, non induce né a rallentare il passo né a velocizzarlo, per aspettare l'altro: l'amore procede allo stesso ritmo, non soffoca, non è dispotico, né invadente, ma permette di maturare insieme, per imparare a vedere il mondo da due prospettive unificate e complementari.
Quindi, in caso siate vittime di una dipendenza affettiva, non restate ad adulare il vostro partner scordandovi di voi stesse, non abbiate paura: fatevi aiutare. Fatelo per la vostra vita. Fatelo per la vostra libertà di amare.