La schizofrenia è una psicosi cronica, ovvero una patologia psicologica irreversibile, che include soprattutto la sfera emozionale, comportamentale e alterazioni di pensiero. Da diverse ricerche svolte sul campo, ovvero su campioni comprendenti diverse migliaia di pazienti psichiatrici, è emersa un'incidenza maggiore della malattia sulle persone di genere maschile.
Non si può dire con sicurezza che il sesso e la schizofrenia stiano tra loro con un rapporto di causalità, piuttosto quanto di correlazione: ciò significa che, ad oggi, non si è arrivati ancora a dei risultati certi per comprendere le origini della schizofrenia a seconda del genere di appartenenza.
Invece vi sono maggiori certezze sul fatto che la patologia investa maggiormente gli uomini rispetto alle donne. Numerose ricerche, infatti, si sono incentrate sul ruolo che gli ormoni del testosterone e dell'estrogeno possono avere nello svilupparsi della psicosi.
Oltre alle maggiori probabilità di sviluppare il disturbo da parte degli uomini, è stato notato anche come l'età d'esordio sia significativamente più bassa in questi ultimi rispetto alle donne, le quali anzi sono maggiormente "protette" soprattutto negli anni precedenti la menopausa. Vi sono sintomi psicotici e negativi più bassi, e un minor numero di ospedalizzazioni. Tutto ciò sembra essere legato al ruolo protettivo degli estrogeni nei confronti della salute fisica e psicologica delle donne.
Come si potrebbe arginare la malattia?
Uno dei modi più efficaci per rallentare il corso patologico è la somministrazione di un particolare farmaco, il Raloxifene. Gli studiosi del Centro Medico Universitario di Utrecht, in Olanda, hanno condotto una ricerca su nove campioni random – per garantire una maggiore rappresentatività della popolazione e quindi una maggiore scientificità – per testare l'effetto del medicinale rispetto ad un placebo.
Questi nove campioni erano costituiti, in totale, da 561 pazienti con disturbi legati alla schizofrenia. I risultati mostrano come il Raloxifene sia più efficace rispetto alla dose di placebo nel migliorare la gravità dei sintomi, sebbene si tratti di effetti moderati. Il dosaggio e la durata del trattamento non hanno influenzato i risultati ottenuti, come affermano i ricercatori.
Tuttavia questo farmaco viene utilizzato principalmente per sopperire alla carenza di estrogeni nell'organismo: ciò non significa che il trattamento non possa essere seguito sia da uomini che da donne, ma ne è sconsigliato l'uso per un lasso di tempo eccessivamente prolungato, a causa dei possibili effetti collaterali e femminilizzanti, che potrebbero andare ad annichilire l'identità personale, causando ulteriori squilibri.
Infine Jayashri Kulkarni, direttore del Centro di Ricerca Psichiatrica "Monash Alfred" di Melbourne, ha sottolineato gli effetti positivi del medicinale su pazienti con sintomi persistenti, considerandolo un'utile strategia clinica. Purtroppo, però, molti esperti del settore e medici sono ancora all'oscuro di questi risultati.