La dieta, per molte persone, può rappresentare uno stile di vita salutare, per altre una scocciatura e per altre ancora qualcosa di faticoso e irraggiungibile. Queste ultime sono quelle persone che per via di problemi fisici/ormonali o per pigrizia raggiungono difficilmente un peso normotipo.

A volte, alcune persone decidono di effettuare determinati tipi di diete che possono incontrare pareri negativi da parte degli esperti. Una di queste è la crash diet, nella quale vengono ridotte le quantità di calorie introdotte fino al 30% circa. La finalità di questa dieta è quella di perdere peso in poco tempo e senza sottoporsi ad allenamenti.

Recentemente, però, questa particolare dieta è stata sottoposta a degli studi da parte di esperti del settore. Da questi studi si è scoperto che in alcuni casi è possibile trarre dei giovamenti, infatti, si è visto come attraverso questa dieta si possa intervenire sul peso corporeo, ma anche sul colesterolo e sul metabolismo.

Una dieta non per tutti

Va ricordato, però, che la crash diet dev'essere "somministrata" da uno specialista dell'alimentazione o da un medico, che monitora costantemente l'andamento dei valori fisiologici. Ulteriore cosa da sottolineare è che, stando alle ricerche eseguite dalla European Society of Cardiology, un problema dato dalla conseguenza di questa dieta è che il cuore tende ad accumulare grasso riducendo la sua funzione, avendo così un effetto negativo di particolare importanza.

Risulta quindi evidente che chi soffre di problemi cardiovascolari deve prima parlarne accuratamente col proprio medico.

Nei casi in cui, invece, le crash diet siano consentite dal medico si assiste ad un'alimentazione attraverso particolari barrette o bevande che vanno a sostituire i normali pasti. Questi prodotti hanno lo scopo di apportare una minor quantità calorica fornendo, però al contempo, gli elementi nutritivi indispensabili.

In casi specifici questa tipologia di dieta può far si che si perda peso, si riduca la pressione e si aiuti il soggetto che presenta diabete mellito di tipo 2. Secondo il direttore del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari al policlinico Gemelli di Roma, Filippo Crea, nel caso in cui un soggetto presenti un indice di massa corporea (BMI) con valori compresi tra i 30 e i 40 è conveniente che il soggetto si sottoponga alla crash diet, dove però sia sempre controllato e seguito da un nutrizionista.

Mentre nei casi di BMI tra i 25 e i 30 non sarebbe opportuno sottoporre i pazienti a questa tipologia di dieta e nei casi di BMI con valori superiori ai 40 si può ricorrere a specifici interventi chirurgici.

Studi e risultati delle ricerche

Il team di ricerca ha utilizzato la risonanza magnetica per valutare un'eventuale differenza delle dimensioni del fegato, dell'addome e del cuore, dove quest'ultimo e stato poi sottoposto a controllo ventricolare. Questo monitoraggio è stato effettuato prima e dopo il periodo di alimentazione sostitutiva, in modo da verificare eventuali differenze. Lo studio si è basato su un campione di 21 persone, di cui 6 uomini e 15 donne con un'eta media di 52 anni. Tutti i volontari presentavano un BMI pari a 37, cioè un'obesità lieve.

L'alimentazione era costituita dalle 600 alle 800 calorie al giorno e lo studio durò 8 settimane.

I ricercatori si accorsero che, già dopo la prima settimana, la massa grassa totale diminuì del 6%, quella localizzata nell'addome dell'11% e quella del fegato del 42%. In più si è riscontrato un miglioramento dei valori che riguardavano la colesterolemia totale, la glicemia, la pressione, i trigliceridi e addirittura l'insulino-resistenza; mentre per quanto riguardava il cuore si era avuto una riduzione del meccanismo di pompaggio del sangue, dovuto al fatto che il cuore stesso aveva aumentato la sua massa grassa del 44%.

L'aumento della massa grassa del cuore, e quindi la riduzione della funzione, fu però un effetto transitorio, infatti alla fine delle 8 settimane di alimentazione sostitutiva il cuore tornò alle sue normali dimensioni e funzioni.

Si pensa che questo aumento della massa grassa, e la sua successiva riduzione a livello cardiaco, sia da imputare al fatto che, durante una dieta drastica, l'organismo rilasci nel sangue grandi quantità di grasso, che vengono inizialmente accumulate nel cuore e successivamente consumate attraverso il normale lavoro del muscolo stesso.

Adesso, i ricercatori dispongono di nuove informazioni su come funzioni il nostro organismo ed il nostro muscolo cardiaco, ma il loro nuovo dubbio, ora, è comprendere se, anche per quella singola settimana in cui il cuore abbia subito una alterazione della sua massa e della sua funzione, questo possa avere avuto effetti deleteri.