Quando si parla di disturbi psichiatrici, si riscontra spesso una certa ignoranza, seppur non malevola. Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) non è l'eccezione che conferma la regola. Si abusa spesso dei termini psichiatrici, anche quando non ce ne sarebbe bisogno. Molti si definiscono ossessivo-compulsivi solo perché non sopportano lo sporco o ordinano per colore i propri libri o, ancora, se devono sempre organizzare ogni minimo dettaglio della loro vita, incastrando perfettamente i propri impegni.
A tal proposito, fa riflettere un commento espresso da Marissa Cornelius, a cui era stato diagnosticato il DOC ai tempi del liceo: "Non puoi essere ossessivo-compulsivo.
Non è un aggettivo, è una malattia". Dunque, non si è ossessivo-compulsivi, ma si soffre di questo disturbo. Una sottile differenza verbale che, però, è in grado di assumere tutto un altro significato: "Il DOC e il disturbo bipolare non sono tratti di personalità che rendono stravaganti, ma malattie, e come tali vanno trattate e rispettate", ha continuato la giovane.
Che cos'è il DOC?
Il disturbo ossessivo-compulsivo, caratterizzato da pensieri intrusivi e da incoercibili comportamenti ripetitivi, consiste in ossessioni, ovvero pensieri intrusivi e ricorrenti, e in compulsioni, ovvero comportamenti che non si possono non mettere in atto. Quando si parla di ossessioni, ci si riferisce principalmente a paure (che possono diventare anche fobie) nei confronti dello sporco, della contaminazione, ma anche al terrore che possa capitare qualcosa di orribile.
Le ossessioni non sono specifiche del DOC - infatti si ritrovano anche nella schizofrenia - ma c'è un'importante differenza: chi soffre di disturbo ossessivo-compulsivo è consapevole dell'assurdità dei suoi pensieri e dei suoi gesti, e non vorrebbe altro che porvi fine.
Buona parte delle compulsioni, invece, comprende: contare, evitare, pulire e controllare.
Queste possono diventare talmente impegnative da interferire con la vita di chi soffre di DOC. Per esempio, un paziente che si lava le mani moltissime volte al giorno, nonostante si renda conto che la pelle inizi a ricoprirsi di ferite e vesciche, continua a lavarsele. Un altro caso è proprio quello di Marissa Cornelius che, nel raccontare la sua esperienza, rivela che i pensieri intrusivi e orrendi che aveva, le causavano un'ansia tale da toglierle il sonno e l'appetito: non riusciva più a concentrarsi sulla sua vita, dall'aspetto scolastico a quello relazionale.
Ultime scoperte: coinvolti quattro geni
Stando ad un articolo pubblicato su "Nature Communications", un team di ricerca del Broad Insistute di Cambridge (Stati Uniti), guidato da Elinor K. Karlsson e Kerstin Lindblad-Toh, ha dimostrato che la possibilità di contrarre tale patologia neuropsichiatrica - caratterizzata da una forte componente ereditaria - sarebbe correlata a ben quattro geni responsabili della forza con cui i neuroni di specifici circuiti cerebrali aderirebbero con le loro sinapsi ad altri neuroni, ossia della capacità di adesione sinaptica.
Si tratterebbe di alcune varianti dei geni NRXN1 e HTR2A, legate all'alterazione della struttura di legame della sinapsi del gene CTTNBP2 (che conserverebbe l'integrità sinaptica), e del gene REEP3 (a capo dell'accumulo), all'interno delle vescicole cellulari dei neurotrasmettitori da rilasciare nella sinapsi.
Trattamento
I trattamenti utilizzati per aiutare le persone con disturbo ossessivo-compulsivo sono vari. Solitamente, sia la terapia cognitivo-comportamentale che quella farmacologica possono risultare parimenti efficaci, con esiti simili. In particolare, si usano principalmente tre farmaci, tutti agonisti della serotonina, che sembrano essere in grado di alleviare i sintomi del DOC, riducendo soprattutto le compulsioni: clomipramina, fluoxetina e fluvoxamina.
Quando, però, entrambe le terapie falliscono e il disturbo diventa invalidante per la vita del paziente, si può ricorrere a rimedi estremi: la cingolotomia e la capsulotomia che consistono nella distruzione di fasci fibrosi in specifiche aree del cervello.
Queste procedure andrebbero utilizzate solo come ultima risorsa, poiché sono irreversibili e possono avere degli effetti collaterali gravi, come difficoltà nella pianificazione o nell'inibizione di comportamenti inappropriati, e apatia.
Il DOC e i rituali sociali
L'uomo, fin dalle origini, ha sempre manifestato una tendenza naturale a creare e praticare riturali sociali. Il disturbo ossessivo-compulsivo sembra essere un'esagerazione patologica proprio di questa tendenza. Cosa significa? Se si guarda un essere umano mentre compie un rituale sacro, senza però essere coscienti della cultura del luogo e del suo ruolo da "sacerdote", si potrebbe pensare ad una persona affetta da DOC. Da quest'idea sono partite le ricerche che hanno confrontato i tratti del disturbo ossessivo-compulsivo con le caratteristiche di riti, lavori e attività di circa cinquanta diverse culture, ottenendo un riscontro positivo.