Se non è un appello, poco ci manca. La questione è delicata e diventa rovente quando c'è da prendere posizione. Ad accendere il dibattito stavolta ci pensa il The British Medical Journal, una fonte autorevole. L'articolo, a firma di Fiona Godlee senza possibilità di essere frainteso incita a legalizzare le sostanze stupefacendi, a regolarle e soprattutto a tassarle. Il ragionamento inizia da questioni meramente economiche e racconta come la sola guerra alla droga nel Regno Unito costi circa 400 sterline a ogni contribuente. Una cifra importante e che, ovviamente, non verrebbe spesa qualora le suddette sostanze fossero vendute in maniera legale.

Droga legalizzata: i motivi

L'articolo prova, in un certo senso, a porre su diversi piatti di una bilancia tutto ciò che ruota attorno al mondo degli stupefacenti. La Scozia, ad esempio, nonostante gli sforzi, continua ad essere la zona europea con il più alto tasso di morti per consumo di droga. Tuttavia, il commercio illegale risulta spesso in mano alle organizzazioni criminali e pertanto sarebbe, secondo l'autrice dell'articolo, forse opportuno convogliare i 236 miliardi di sterline che vale il mercato clandestino mondiale di stupefacenti in finanziamenti per i servizi pubblici. Una provocazione? Forse, ma fino un certo punto. Scorrendo le argomentazioni fornite dal The British Medical Journal si arriva all'esempio del Portogallo.

Nel paese lusitano si è un po' allargata la tenaglia dello Stato, con delle norme che hanno depenalizzato il possesso di stupefacenti. Risultato: il consumo non è aumentato e addirittura le morti, secondo i numeri, sono diminuite in maniera tangibile. Altri esempio, poi, sono quelli di Olanda, Stati Uniti e Canada dove lo Stato riesce a trarre benefici fiscali da un sistema economico che, altrimenti, esisterebbe comunque in maniera clandestina.

Legalizzare le sostanze stupefacenti: la situazione nel Regno Unito

Chi sta dall'altro lato della barricata sono paesi come l'Italia e appunto il Regno Unito. Quest'ultimo rappresenta il maggior esportatore di cannabis legale al mondo, trattamento ben diverso rispetto a quello riservato all'uso ricreativo. "Le droghe non sono buone o cattive" si legge nel pezzo.

Il messaggio che si vuol far passare è che il proibizionismo non contribuirà a debellare un fenomeno su cui, soprattutto nel campo delle droghe leggere, continueranno ad esserci posizioni differenti. L'idea è quella 'trasformare' un qualcosa che comunque esiste e si fatica a contrastare, in maniera efficace: dall'essere una spesa a divenire una risorsa per lo Stato.